L’intelligenza artificiale si è affermata come uno degli argomenti più discussi sia nella società che nei media, tanto che l’81,9% dei cittadini ha sentito parlare di AI in almeno un media nell’ultimo anno, dominando la televisione, dato che conferma la crescente attenzione sull’intelligenza artificiale dell’intelligenza dei media e dei cittadini del nostro Paese. Ma l’immagine è in luci e ombre. Infatti, solo il 19,3% dei nostri concittadini riconosce la presenza nella propria vita di questa tecnologia informatica “onnipresente e vasta” che sta rivoluzionando il modo in cui l’uomo interagisce con le macchine, mentre il 40,6% non vede alcun beneficio e il 40,2% non vede il media.
Sembra che l’intelligenza artificiale sia qualcosa di cui si parla molto, ma non fa ancora parte delle nostre vite
L’International Center for Corporate Communications (ICCH), il primo osservatorio internazionale per le comunicazioni aziendali e istituzionali, esplora l’intelligenza artificiale, il suo ruolo etico e i nodi critici che forma per i comunicatori AI. ICCH ha presentato oggi a Roma, presso l’Acquario di Roma, un nuovo studio di un partner di ricerca dell’Università IULM dal titolo “L’etica dell’Intelligenza Artificiale: una sfida contemporanea” e The Corporate Communication Magazine, rivista prodotta dall’Osservatorio sul tema. Questi studi sono stati elaborati dal Gruppo di ricerca dell’Università Iulm, coordinato dalla prof.ssa Stefania Romenti e composto dalla prof.ssa Elanor Colleoni e dalle ricercatrici Camilla Moroni e Allegra Pagella, che hanno riscontrato anche differenze di genere. Dallo studio emerge infatti che gli uomini segnalano una maggiore esposizione alle notizie legate all’intelligenza artificiale, con un valore di esposizione dell’85,2%, leggermente superiore alla media generale degli intervistati e di circa 6 punti percentuali superiore a quella degli uomini e delle donne, che è 79,1. % La presentazione della ricerca è stata un’occasione di confronto tra stakeholder istituzionali, senior manager e scienziati per approfondire il tema dell’intelligenza artificiale (AI), definita come un insieme di algoritmi e applicazioni informatiche che hanno la capacità di apprendere nel tempo e ampliare le proprie conoscenze.
Nell’ultimo decennio, l’IA ha acquisito uno slancio significativo, mostrando un grande potenziale in aree che vanno dal marketing e dalla pubblicità alla magistratura, dal sistema sanitario alle campagne politiche.
Tuttavia, durante la sessione di brainstorming a Roma, è stato notato che man mano che l’IA diventa più diffusa e assume un ruolo centrale nella società, ci sono questioni sempre più controverse riguardanti l’etica e la prevalenza del suo utilizzo nella società. Quando i sistemi di intelligenza artificiale violano le norme e i valori sociali, le organizzazioni affrontano elevati rischi finanziari e reputazionali e sono spesso impreparate a sapere come agire in una situazione e quali strategie di comunicazione utilizzare. Pertanto, il seguente studio dell’International Center for Corporate Communications mira a riflettere sull’intreccio tra etica e intelligenza artificiale, sui rischi che le aziende affrontano e su come i comunicatori possono svolgere un ruolo corrispondente.
Tuttavia, secondo uno studio dell’International Center for Corporate Communications con Iulm, in merito all’età delle persone che entrano in “contatto” con un soggetto di intelligenza artificiale, i ricercatori evidenziano che, come previsto, i più vulnerabili sono i giovani e gli adulti, con valori rispettivamente dell’85,2% e dell’86,5%, superiori a quelli con più di 55 anni, che sono inferiori di 10 punti percentuali, intorno al 75%. E se non ci sono differenze significative nell’area di provenienza, ci sono differenze nel livello di studi.