Inquinamento e infertilità femminile: correlazioni importanti

Di Gianluca Perrotti 3 minuti di lettura
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Vivere sotto cieli altamente inquinati può influire negativamente sull’attività ovarica, abbreviando il periodo riproduttivo femminile

Lo dice  uno studio dell’Università di Modena, presentato a un incontro della Società Europea per la Riproduzione Umana e l’Embriologia, promuove l’idea di un legame negativo tra l’inquinamento atmosferico e il sistema riproduttivo femminile, dopo che studi precedenti su ampi campioni di popolazione hanno già rivelato effetti sulla fertilità maschile per ragioni simili.

Lo studio, coordinato da Antonio La Marca, si basa sull’analisi del livello dell’ormone antimulleriano (AMH), che è prodotto negli uomini dai testicoli e nelle donne dai follicoli (“borse” che contengono uova). I suoi livelli indicano la riserva ovarica, cioè il numero di ovociti che l’ovaio può produrre e che possono essere fecondati. I livelli di questo ormone nelle donne sono legati a diversi fattori: l’età in primis (iniziano a diminuire dopo i 25 anni), fattori genetici, aspetti ambientali e stile di vita (come il fumo) e, ora si scopre che forse a volte anche l’inquinamento.

I ricercatori hanno analizzato i livelli di AMH in più di 1.300 donne modenesi tra il 2007 e il 2017. Presso le case dei partecipanti hanno ricevuto informazioni sui livelli di particelle fini (PM10 e PM2,5) e di biossido di azoto esalato: per il loro particolare aspetto, in oltre alla sua destinazione industriale, la Pianura Padana è considerata l’area più inquinata d’Europa.

Tenendo conto del fattore età, il team ha scoperto che le donne che vivevano in aree più inquinate avevano un AMH inferiore rispetto ad altre. Quando i ricercatori hanno diviso le aree inquinate in quattro fasce progressive, le donne che vivevano nell’area più inquinata avevano da due a tre volte più probabilità rispetto ad altre di avere livelli di AMH inferiori a 1 ng/mL (nanogrammo per millilitro: un nanogrammo equivale a 10 grammi meno nove). , un valore che è tipicamente sperimentato solo da una donna di età compresa tra 10 e 30 anni ed è associato a una riserva ovarica molto bassa.

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