I cambiamenti nell’estensione del ghiaccio marino artico durante il periodo estivo preoccupa. I satelliti che hanno cominciato a monitorare l’Artico nel 1979, e da allora hanno registrato un calo del 13% ogni dieci anni nelle estensioni massime invernali e del 2,7% in quelle minime raggiunte dal ghiaccio in estate. Cambiamenti che sono strettamente correlati al riscaldamento globale causato dalle attività umane.
Uno dei fattori è il fatto che mentre prima neve e ghiaccio potevano bloccare i raggi solari, ora che hanno ceduto il posto all’acqua e alla terra, vengono assorbiti più raggi solari e quindi la temperatura aumenta. In generale, però, possiamo spiegare tutto sommariamente facendo riferimento al fenomeno climatico chiamato amplificazione polare. È un insieme di cause che interagiscono tra loro e si alimentano a vicenda. In altre parole, viene attivato un meccanismo di feedback positivo. Questo è un circolo vizioso in cui più il ghiaccio si scioglie, più calore si accumula. Come se non bastasse, gas come il metano persistono nel permafrost, formando enormi bolle, veri e propri detonatori che potrebbero essere il colpo di grazia a un clima già molto compromesso.
In effetti, il metano è un gas serra molto più forte dell’anidride carbonica. Questo è 72 volte di più nei primi 20 anni dopo che si è dissipato nell’atmosfera, il che significa che può intrappolare il calore sulla Terra e causare un riscaldamento globale 72 volte maggiore dell’anidride carbonica. Nella 6triste catena della “distruzione della natura” questo comporterà un’ulteriore salita degli oceano, delle temperature, delle inondazioni e impatti sulle attività umane come la pesca con la scomparsa ei pesci. Nnuovi virus o batteri intrappolati nel ghiaccio ormai sciolto, che hanno perso le loro case, sono finiti sott’acqua causando futuri problemi e contaminazioni della natura