Influenza o covid: come riconoscere i sintomi?

Di Valentina Ambrosetti 5 minuti di lettura
Wall Street

Influenza e COVID sono malattie respiratorie contagiose, ma sono causate da virus diversi.

Il COVID-19 si diffonde più facilmente dell’influenza ed è più probabile che causi problemi, anche se oggi questo aspetto è minore rispetto all’inizio della pandemia.

E i sintomi? Chiariamo subito, i due contagi NON si possono distinguere per sintomi perché in fondo sono la stessa cosa. Entrambe le infezioni possono presentarsi con una gamma abbastanza ampia e variabile di possibili segni e sintomi, ma per la maggior parte si sovrappongono.

Dalla totale assenza di sintomi a manifestazioni cliniche più gravi caratterizzate, ad esempio, da febbre alta, dolore diffuso, sintomi respiratori come congestione nasale e tosse; alcune delle possibili complicazioni sono in realtà diverse, ma in questo articolo vorrei concentrarmi sugli aspetti quotidiani che potremmo dover affrontare personalmente, forse quelli che stai vivendo attualmente.

Secondo il CDC degli Stati Uniti, i sintomi più comuni  includono:

Febbre o sensazione di febbre/brividi
Tosse
Mancanza di respiro o difficoltà a respirare
Fatica
Gola infiammata
Congestione nasale
Dolore muscolare
male alla testa

Vomito e diarrea (se parliamo di influenza più frequente nei bambini, essere con COVID indipendentemente dall’età)
Cambiamento o perdita del gusto o dell’olfatto, sebbene questo sia molto più comune con COVID-19.

Non solo non possiamo distinguerli, ma possiamo anche avere entrambe le infezioni contemporaneamente?

Seriamente, questo è possibile ma relativamente raro. E come si possono distinguere, se non dai sintomi?

Durata  e differenze legate al territorio

Potremmo provare a pensare ad altri aspetti, per esempio, se fossimo stati in contatto con un paziente infetto nei giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi, a patto, ovviamente, di conoscere con ragionevole certezza la natura della sua infezione e che sia ragionevole ipotizzare un’infezione in questo contesto, sebbene sia ovviamente difficile esserne certi. A questo proposito, anche una stima del tempo di incubazione è di scarso aiuto, cioè il tempo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei primi sintomi, che solitamente va da:

1-4 giorni per l’influenza
2-5 giorni per COVID, ma possibilmente fino a 14.

Se un paziente ha COVID, può rimanere contagioso più a lungo; sempre secondo CDC. I pazienti influenzali sono potenzialmente contagiosi dal giorno prima della comparsa dei sintomi, ma soprattutto durante il periodo stesso della malattia, soprattutto nei primi 3-4 giorni;
anche chi è affetto da COVID può essere contagioso prima che compaiano i sintomi, e poi il contagio raggiunge il picco il giorno prima della comparsa dei sintomi e poi rimane significativo per circa una settimana.

In breve, anche con queste informazioni, in realtà non facciamo molto… altre cose che possono aiutare sono eventuali vaccini fatti: ad esempio, se hai avuto un vaccino COVID ma non un vaccino antinfluenzale, si potrebbe pensare a una maggiore suscettibilità all’influenza, ma questo dipenderà anche dall’andamento della stagione influenzale, che però si preannuncia piuttosto attiva nel momento in cui scriviamo, vista anche la quasi totale mancanza di circolazione nell’ultimo biennio;

Strettamente correlata a questo aspetto è la valutazione dei casi sul territorio; infatti, si potrebbe avere un indizio in base a quanti casi di ciascuna infezione sono attivi in ​​un dato momento: sappiamo che l’influenza è al suo apice (di solito il nuovo anno, anche se quest’anno il 2022 probabilmente anticipa dicembre), e poi si abbassa. gradualmente, mentre COVID ora abbiamo imparato che arriva in ondate successive, non sempre prevedibili con largo anticipo.

Un’ultima distinzione, ma ancor meno utile delle precedenti, è lo sviluppo di un COVID prolungato ovvero quella condizione post-infettiva caratterizzata da sintomi e gravità che variano molto da un soggetto all’altro. In effetti, la sindrome postvirale non è esclusa nemmeno con l’influenza, ma, con la possibile eccezione degli anziani, è, ovviamente, molto meno comune.

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