Infermieri di famiglia: le figure ricercate post Covid-19

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura
infermieri di famiglia

L’assistenza sanitaria mira alla rivoluzione dell’assistenza territoriale. Molto ambizioso, ma necessario dopo le cicatrici lasciate dall’emergenza sanitaria Covid-19. Il Decreto Rilancio affida alle Regioni il compito di riorganizzare e rafforzare la rete di sorveglianza e l’assistenza domiciliare collocando circa 1,26 miliardi di euro. La nuova figura dell’infermiere di famiglia fungerà da asse della nuova rete di assistenza, rivolta sia ai pazienti in isolamento domestico che a quelli più fragili (o cronici): è prevista la registrazione di 9.600 nuove unità di personale infermieristico attraverso lavori autonomi fino a dicembre e quindi pienamente operativi, con contratti a tempo indeterminato.

Secondo gli ultimi dati disponibili, vengono aggiunti 267.523 infermieri assunti dal Sistema sanitario nazionale, oltre a circa 124.550 lavoratori indipendenti, impiegati da strutture private o altre organizzazioni. Protagonisti nelle trincee durante l’emergenza sanitaria che ha appena scioccato l’Italia (12.000 infetti e 39 vittime), oggi sono chiamati a svolgere un nuovo ruolo, quasi parallelo a quello dei medici di famiglia, essenziale per supportare speciali unità di continuità of care (Usca) creato per “seguire” i pazienti con coronavirus in isolamento a casa e anche nei servizi di assistenza domiciliare.

Le singole Regioni saranno in grado di modulare i compiti in base alle effettive esigenze. “Nei piccoli paesi nelle aree interne, aggiunge Draoli, l’infermiera della comunità è spesso già insita nel sistema. D’altra parte, nelle aree metropolitane, una nuova rete di assistenza deve essere strutturata perché oggi ci sono diversi servizi che non sono Sono collegati tra loro. Dobbiamo garantire un punto di riferimento che non può essere solo il medico di medicina generale. ”

La figura dell’infermiere di famiglia verrà implementata nelle fasi successive. Le Regioni devono definire un piano, basato sul grado di sviluppo della rete territoriale. Queste figure, responsabili dei distretti sanitari, devono supportare l’attività delle Unità di assistenza speciale di continuità (Usca) istituite con la Dl «cura-Italia» (articolo 4-bis) per aiutare i pazienti infetti in isolamento : Ce ne sono 1.200 in tutto pianificato nell’area, ma non tutte le regioni li hanno attivati.

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