Industria musicale italiana: genera valore sia sociale che economico

Di Alessio Perini 4 minuti di lettura
Wall Street

L’industria musicale italiana è un settore che crea valore in termini sociali ed economici.  Per questo Afi – Associazione Fonografici Italiani  ha fornito in uno studio, svolto in collaborazione con importanti associazioni e organizzazioni, importanti  informazioni sull’analisi primaria dell’impatto delle produzioni musicali in Italia.

Lo studio Afi “La Musica che €onta” nasce dal bisogno di identificare il valore economico della produzione musicale di interesse nazionale,  un progetto mirabile per il futuro di questo settore e per il bisogno di restituirgli dignità e quella dimensione che troppo spesso gli è stata negata. La musica concorre al PIL del Belpaese, da posti di lavoro e merita attenzione in questo momento di grande crisi economica.

Sergio Cerruti, presidente di Afi, perdimostrare l’importanza che la musica riveste per l’Italia analizza il fenomeno in modo quantitativo: circa l’88% degli italiani la ascolta regolarmente, privilegiando come strumento di diffusione la radio (56%) e lo streaming (30%). Alla musica non si rinuncia mai, durante il lockdown infatti il suo ascolto è sempre rimasto stabile con un calo del -2% tra settembre 2019 e settembre 2020. Questo è merito anche dei diversi mezzi di diffusione che oggi ci permettono di portare le nostre canzoni preferite ovunque, segno di un settore ad alto valore innovativo e tecnologico, capace di intercettare e promuovere i bisogni dei suoi utenti.

Cerruti afferma che “questo studio  è stato solo il primo appuntamento di una futura serie di attività che hanno l’obiettivo di riportare il settore della musica al centro dell’agenda politica ed economica del Paese. Spero che questo studio ci traghetti verso una nuova coscienza, dove la musica non conta solo nei numeri – come è stato oggi ampiamente dimostrato – ma anche nei fatti. È giunto il momento di un cambio di percezione proprio da parte di chi ha il compito di incentivare, promuovere e migliorare il nostro settore ma che purtroppo nell’ultimo anno ha deciso deliberatamente di lasciarlo in panchina. A tale scopo, proprio perché sono convinto che la cultura non ammette ignoranza, oggi abbiamo voluto dimostrare perché la musica conta e quali sono i dati di riferimento per poter intercettare le esigenze ed elaborare norme coerenti con il settore, il periodo storico e il futuro che ci attende”.

Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria per la Cultura, commenta i dati dello studio realizzato da Afi (Associazione Fonografici Italiani) in collaborazione con Deloitte, il centro studi Assolombarda, le società Utopia e Gfk: “Documenti come quelli presentati oggi sono indispensabili per noi che dobbiamo formulare leggi ed interventi. Quello della musica è un settore che è stato fortemente colpito dal Covid. Noi, all’interno del PNRR, stiamo portando avanti una serie di provvedimenti e tra quindici giorni dovrebbe uscire il primo bando per promuovere la digitalizzazione dei brani storici della musica italiana. Documenti come questo servono a evidenziare quanto sia fondamentali investire nel settore, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dando spazio ai giovani. La narrazione che adesso c’è, di ragazzi italiani che suonavano in via del Corso e che ora sono delle star a livello mondiale, è un sogno che si può realizzare e per questo dobbiamo creare queste possibilità”. 

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