La sclerosi multipla, una malattia degenerativa invalidante che colpisce il sistema nervoso. Viene tenuta “sotto controllo” in 7 pazienti suoi 10. Sono quindi 3 persone (ovvero il 30% dei pazienti) ad aver bisogno di accorgimenti terapeutici.
La SM è una malattia invalidante che ha forte impatto sulla qualità di vita di coloro che devono conviverci. I sintomi e il decorso variano da persona a persona. Si hanno difficoltà nella deambulazione, problemi della vista, disturbi cognitivi e stanchezza. Si stima che ogni tre ore, In Italia, una persona riceva la diagnosi di Sclerosi Multipla, ovvero 3.400 casi ogni anno. Il dato è menzionato in un media-tutorial on line promosso da Celgene.
Per la SM la diagnosi precoce è molto importante. Attualmente esistono due decine di farmaci utilizzati per il percorso dei pazienti, agiscono sul sistema immunitario e possono ridurre gli attacchi e rallentare la progressione della patologia. I sette pazienti su dieci che riescono a tenerla sotto controllo hanno una discreta qualità di vita. La riabilitazione per il 55% dei pazienti riveste un ruolo fondamentale. “E’ una patologia cronica e come tale richiede cure adeguate nelle diverse fasi di malattia e un monitoraggio periodico da parte del neurologo e degli altri operatori sanitari coinvolti nel percorso di cura”, conclude Mario Alberto Battaglia, presidente Fondazione italiana Sclerosi Multipla. Questi controlli potranno essere garantiti anche attraverso nuovi strumenti digitali che in parte già erano sperimentati prima della pandemia”. Il Covid-19 ha evidenziato le carenze della nostra rete d’assistenza soprattutto a livello territoriale. Un paziente su quattro, fra quelli che ne hanno avuto bisogno durante la pandemia – riferisce – ha evidenziato difficoltà nell’accesso al supporto psicologico e alla riabilitazione. Vanno potenziate infatti – continua l’esperto – tutte quelle attività socio-sanitarie che non sono riconducibili ai centri specializzati come le cure a domicilio, la riabilitazione o l’assistenza psicologica, sia da remoto che in presenza, in particolare per i più gravi, così come agevolare il percorso per il riconoscimento dell’invalidità. Bisogna garantire infine sempre il rapporto tra gli specialisti neurologi e i professionisti del team di medicina territoriale”.