Oricon, l’Osservatorio Comunitario di Nutrizione e Nutrizione, ha analizzato gli investimenti del PNRR nelle scuole per cercare di valutare l’impatto che avranno su fenomeni come disuguaglianza, abbandono scolastico, povertà educativa e alimentare e riduzione del divario di servizio Nord-Sud, oltre agli effetti diretti e indiretti sull’occupazione
Risulta che l’Osservatorio stima che le misure PNRR per le scuole consentiranno a 164.000 bambini di passare dal tempo normale a quello pieno con l’opportunità di fruire del servizio mensa. Si tratta di circa 400 milioni di euro per la costruzione e ristrutturazione di 1.000 posti mensa scolastica, un investimento che Oricon stima sarà distribuito in 3 blocchi nelle regioni meridionali e il resto nelle regioni nord-ovest. Senza contare l’impatto diretto (10.000 nuovi assunti nella ristorazione collettiva e 34.000 nuovi docenti) e indiretto (circa 14.000 genitori che hanno potuto tornare alla ricerca attiva del lavoro grazie all’ampliamento del tempo pieno e della mensa) sull’occupazione.
Anche se gli investimenti pianificati porteranno indubbiamente benefici significativi a bambini e famiglie, non saranno comunque sufficienti. Infatti, i calcoli di Oricon mostrano che a pieno carico la quota di studenti a tempo pieno continuerà ad essere ben al di sotto del 50%, ma soprattutto al di sotto della domanda delle famiglie. Tutto ciò ha avuto conseguenze negative anche sulla capacità dei genitori di reinserirsi nel mondo del lavoro.
Carlo Scarshotti, presidente di ORICON afferma: Il PNRR rappresenta un’occasione importante non solo per rilanciare la crescita del Paese, ma anche per ridurre le disuguaglianze che riguardano le nuove generazioni, le quali rappresentano il futuro. Investire sulla formazione scolastica e umana, sin dalla prima infanzia È importante, ma è il momento di fare dii più per colmare le disuguaglianze attualmente esistenti tra diverse aree geografiche del Paese. Scuola e mensa rappresentano un diritto e un’opportunità ai quali devono poter accedere tutti i bambini, senza discriminazioni”.
Per quanto riguarda l’accessibilità dei servizi educativi per l’infanzia, la situazione presenta un quadro di disuguaglianza: l’Italia, con 27 posti ogni 100 bambini, è al di sotto dell’obiettivo fissato a livello europeo di 33 posti ogni 100 bambini. In alcune zone del Paese questo dato è ulteriormente in calo: in Campania solo il 10% dei bambini ha accesso agli asili nido e ad altri servizi, mentre in Toscana ed Emilia-Romagna questo dato è ben al di sopra del 35%, raggiungendo quasi il 40% in Umbria (in Lombardia). il range è dal 21% di Sondrio al 36% di Milano). Se poi ci concentriamo sull’istruzione a tempo pieno nella scuola primaria, vediamo che poco più di un terzo degli alunni (37%) in Italia vi ha accesso.
Anche in questo caso le differenze tra centro e nord sono significative: se un bambino milanese può contare su 40 ore settimanali a scuola nel 90% dei casi, in Sicilia la stessa percentuale di studenti dovrebbe accontentarsi di sole 27 ore. In generale, durante tutto il ciclo primario, queste differenze si traducono in una riduzione di un anno accademico tra studenti del Nord e del Sud.