È ricca di potassio, fosforo e azoto, è ideale per concimare i parchi cittadini: parliamo dell’urina umana. Una fonte gratuita, abbondante e inesauribile di minerali che fanno bene alla terra. A dirlo la Griffith University, Università nel sud-est del Queensland, in Australia, che ha esplorato l’impiego dell’urina per il benessere degli spazi verdi pubblici
Sembra la cosa più naturale del mondo ma in realtà ad appoggio dell’idea c’è molta ingegneria idraulica e un progetto complesso e molto interessante. I servizi igienici del parco avranno un dispositivo di deviazione delle urine (sotto una curva a U) che intrappolerà i nutrienti riciclabili rimuovendo le sostanze chimiche indesiderate, come i metalli pesanti.
I muri da superare sono abbastanza normativi e chiaramente sociali. Il progetto fa parte di un più ampio macroprogetto da 2 milioni di dollari “Nutrients in a Circular Economy” guidato dall’Università della Tecnologia di Sydney e che include altre università come la Griffith, partner commerciali e governativi. Un progetto volto ad ottenere zero emissioni di carbonio e che possa allontanare i Parchi Australiani dall’utilizzo di fertilizzanti sintetici.
L’urina umana, secondo Kara Beal, ricercatrice in forza all’Urban Research Institute della Griffith University è “un tesoro di sostanze nutritive che possono aiutare le colture a crescere e invece essere gettate nel gabinetto”. Alcune urine umane possono contenere elementi indesiderati come agenti patogeni, ormoni e antibiotici che devono essere elaborati. “Ma le cose buone sono azoto, fosforo e potassio, che le piante amano. La tecnologia è importante, ma non è un ostacolo alla chiusura del ciclo dei nutrienti e al riutilizzo della risorsa più preziosa che produciamo. La sfida è ottenere l’approvazione normativa e far sì che i nostri dipartimenti sanitari e di pianificazione la comprendano. Il protocollo di prova, che esaminerà tutti i rischi per la salute derivanti dall’uso dell’urina umana, ha già identificato potenziali siti nei parchi di Brisbane e Sydney, sebbene non sia ancora stato consultato e ottenuto l’approvazione normativa“.
La sperimentazione utilizzerà la tecnologia sviluppata da Stefano Fregia, ingegnere chimico dell’Università di Melbourne, che ha sviluppato un sistema autoalimentato che utilizza cariche elettriche e membrane per isolare elementi preziosi dall’urina. “Utilizziamo rifiuti umani da tempo immemorabile, ma recentemente siamo giustamente diventati schizzinosi. Il nostro modo di vivere è cambiato e anche le tecnologie che sviluppiamo dovrebbero risolvere questo problema”.