(Money.it) L’impugnazione del testamento è un diritto fondamentale, perché permette di tutelare i diritti degli eredi e anche quelli del defunto. La legge è molto precisa in tema di successioni, di conseguenza sono molte le ragioni per contestare l’eredità. Con l’impugnazione del testamento si ottiene sostanzialmente un annullamento delle disposizioni testamentarie che in qualche modo sono contrarie alla legge, per la mancanza dei requisiti del testatore, della forma o della ripartizione ereditaria.
Si distingue tra annullabilità del testamento, che deve essere necessariamente fatta valere dagli eredi (o altri aventi diritto) entro un certo limite di tempo e nullità del testamento. Quest’ultima grava sul testamento fin dalla sua nascita e gli impedisce di provocare effetti giuridici; perciò, un testamento nullo può essere impugnato senza un termine massimo.
Testamento redatto in stato di incapacità
Il Codice civile impedisce ad alcune persone di far testamento, in particolare a:
- Minorenni;
- interdetti per infermità mentale;
- soggetti incapaci di intendere e di volere al momento della redazione del testamento.
Di conseguenza, il testamento realizzato in uno di questi stati di incapacità può essere impugnato per ottenere il ripristino dell’eredità secondo le leggi successorie o l’applicazione del testamento precedente scritto in situazione di capacità. L’impugnazione testamentaria per questa forma di annullabilità può essere esercitata entro 5 anni dall’esecuzione del testamento da tutti i soggetti che vi hanno interesse.
Il testamento non rispecchia la volontà del defunto
Fra le cause di annullabilità del testamento vi sono i vizi di volontà, che si manifestano quando la reale volontà del testatore non rispecchia le disposizioni testamentarie. I vizi di volontà sono:
- Errore, quando il testatore ha basato le disposizioni su convinzioni errate della legge
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