Rischi per la ripresa da criticità nelle filiere produttive e debolezza della domanda: dati ISTAT inerenti alle imprese del Belpaese secondo il contesto autunnale
Nel Report pubblicato dall’Istituto Italiano di statistica Istat si legge che: Con un rischio minore di ritorno dell’emergenza sanitaria, più di un terzo delle imprese (35,2%, con 35,7% di occupazione e 36,8% di valore aggiunto) non ha segnalato particolari ostacoli ai piani di sviluppo nel primo semestre del 2022. L’assenza di fattori frenanti è più frequente tra le grandi (37,6% del totale) e le micro-imprese (37,1%), rispetto a quanto riscontrato nelle piccole (28,6%) e medie (29,1%). Dal punto di vista settoriale, una minore rilevanza dei fattori critici viene segnalata dalle attività del commercio (35,9%) e degli altri servizi (41,0%), in particolare in quelli immobiliari (45,4%), professionali (49,2%) e della sanità e assistenza sociale (44,2%).”
Per le imprese quindi non ci sarebbero grandi ostacoli per la ripartenza dell’economia de Belpaese ma a frenare la rinascita potrebbe esserci le seguenti problematiche legate:
- all’approvvigionamento degli input produttivi (24,3%) e interruzione delle filiere di produzione che colpiscono con maggiore incidenza le piccole (32,8%) e medie (37,7%) classi dimensionali e le imprese dell’industria in senso stretto (41,6%) e delle costruzioni (34,0%).
- alla debolezza della domanda (23,8%): sia interna che estera che influisce in modo sostanzialmente omogeneo per classe dimensionale (20,3% delle grandi, 23,9% delle micro) mentre tra i settori viene segnalata con maggiore frequenza nell’industria in senso stretto e nel commercio (32,2% e 32,4%).
- ai problemi di reperimento e formazione del personale (23,6%)
- alle difficoltà connesse alla liquidità e alle fonti di finanziamento (15,7%)
Nello specifico del Report si legge che: “Tra le imprese più solide circa il 40% non denuncia particolari criticità contro il 15,4% delle più fragili. Se da un lato le criticità legate ai processi produttivi e al mercato del lavoro non influenzano in misura significativamente diversa le imprese solide e fragili, dall’altra, la debolezza della domanda e i problemi di liquidità sono molto più pervasivi per le imprese che si definiscono a rischio. In particolare, la prima è segnalata dal 40,1% delle imprese in condizione di rischio grave o parziale a fronte del 19,9% di quelle solide o parzialmente solide, mentre la liquidità e il finanziamento sono problematici per il 32,5% delle prime e l’11,8% delle seconde. Per comprendere la complessità della crisi è inoltre importante prevederne il corso e la durata. In tale contesto più di sette imprese su dieci dichiarano di non essere in grado di valutare l’orizzonte temporale dei fattori di rischio segnalati. L’incertezza si mostra particolarmente pervasiva nelle imprese più fragili (82,8% dei rispondenti) mentre il 10% di quelle solide (contro l’1,9% delle imprese a rischio) prevede che i fattori critici non si protrarranno oltre il primo trimestre del 2022″.