In arrivo nuove proposte del Ministero del Lavoro alle parti sociali per identificare il salario minimo nel Belpaese
In seguito alla presentazione del Rapporto ministeriale sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa nel Belpaese, il Ministro del lavoro Andrea Orlando propone una revisione del salario minimo per legge o di nuovi minimi salariali basate sui contratti collettivi, cercando di raggiungere un accordo con le parti sociali.
Dai dati raccolti dalla task force del ministero emerge infatti un quadro molto preoccupante: 11,8% dei lavoratori è in stato di povertà ed il 25% è collocato in una fascia retributiva bassa (inferiore al 60% della media).
I dati preoccupanti non concernono solo gli importi delle retribuzioni ma anche i tempi di lavoro ed il reddito familiare. Le categorie più a rischio sono sempre i lavoratori stagionali o a tempo parziale, gli autonomi, i monoreddito con figli a carico.
La task force ministeriale propone sia un taglio generale sia proposte atte a supportare i redditi individuali e familiari. Si propone di ampliare i contratti collettivi principali a tutti i lavoratori e introdurre un salario minimo per legge. Come primo passo alcuni settore potrebbero, in via sperimentare, approdare al salario minimo o le griglie salariali basate sui CCNL. Una delle proposte è quella di fornire delle celeri risposte al problema attraverso la creazione del sostegno economico denominato in-work benefit ad integrazione salariale per i lavoratori poveri. L’obiettivo finale sarebbe poi quello di giungere in lungo periodo ad uno strumento unico, coerente con il RdC e l’Assegno unico, nel più ampio quadro della riforma fiscale.
Si auspica anche il rafforzamento della vigilanza in azienda e l’incentivazione del rispetto della contrattazione per i datori di lavoro, ed infine riformare l’indicatore UE di povertà lavorativa che esclude le situazioni più a rischio.
Il Ministero del Lavoro rivolgendosi ai sindacati e alle associazioni d’impresa, sono: il garantire minimi salariale adeguati, rafforzare la vigilanza documentale, introdurre un in-work benefit, incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese e quindi promuovere una revisione dell’indicatore UE di povertà lavorativa.