Il riscatto contributi per la laurea è un‘opportunità offerta dall’INPS per permettere ai lavoratori di computare i periodi di studio universitario nel calcolo della pensione. Ma come funziona esattamente questo meccanismo?
Se ad esempio un lavoratore decide di riscattare 16 mesi nell’arco del periodo di laurea, ma poi vuole sospendere il pagamento delle rate mensili, può farlo senza perdere i mesi già versati? La risposta è sì.
Come funziona il riscatto contributi per la laurea?
Secondo la legge sul riscatto della laurea, il lavoratore può interrompere il pagamento delle rate e vedersi riconosciuti solo i mesi per cui ha effettivamente pagato. In caso di interruzione dei pagamenti, l’INPS interromperà gli effetti della domanda di riscatto, ma i periodi per i quali è stato effettuato il pagamento rimarranno validi.
Inoltre, la rinuncia o l’interruzione di un riscatto laurea non preclude la possibilità di presentare una nuova richiesta in futuro. Tutte le operazioni relative al riscatto della laurea possono essere gestite online tramite i servizi INPS.
La normativa di riferimento
La normativa di riferimento per il riscatto della laurea è il dlgs 184/1997, con successive modifiche. È importante ricordare che possono essere riscattati solo i periodi di studio rientranti nella durata legale del corso di laurea o del dottorato di ricerca. Anche i titoli di studio conseguiti all’estero con valore legale in Italia possono essere riscattati.
In conclusione, il riscatto contributi per la laurea offre ai lavoratori la possibilità di valorizzare il proprio percorso di studi universitari ai fini della pensione. Se si decide di sospendere i pagamenti delle rate, i mesi già versati non vanno persi, ma rimangono validi per il calcolo della pensione futura.