In Italia, i lavoratori che optano per un regime di part-time orizzontale, come nel caso dei collaboratori familiari, spesso si trovano di fronte a una sfida quando non raggiungono il minimale contributivo necessario per ottenere pieni diritti pensionistici.
Una problematica comune è la mancanza di settimane contributive per completare le 52 annuali richieste.
Secondo le normative vigenti, i periodi lavorati in part-time sono riconosciuti ai fini del diritto a pensione come se fossero stati lavorati a tempo pieno, ma questo solo nel caso in cui si sia raggiunto il minimale contributivo annuo. Se questo non avviene, il lavoratore subisce una penalizzazione sia per il diritto alla pensione che per la misura della stessa, dato che il calcolo dell’assegno si basa sui contributi effettivamente versati. Pertanto, se i contributi non coprono l’intero anno, si verifica una lacuna nella copertura contributiva.
Le opzioni di riscatto
Per i lavoratori che non hanno raggiunto il minimale di contributi, esiste la possibilità di riscattare i mesi mancanti. Questa opzione è prevista dall’articolo 8 del decreto legislativo 564/1996, che permette di riscattare i periodi di non prestazione lavorativa in part-time, siano essi di tipo verticale, orizzontale o ciclico, a partire dal 31 dicembre 1996. Il riscatto permette di integrare i contributi mancanti per ottenere un anno di contribuzione completo.
Contribuzione volontaria
Oltre alla possibilità di riscatto, i lavoratori hanno anche l’opzione di effettuare versamenti volontari di contributi. Questa soluzione richiede che il lavoratore abbia almeno un anno di contribuzione effettiva nei cinque anni precedenti la richiesta di prosecuzione volontaria presso l’INPS.
I versamenti devono essere effettuati entro dodici mesi dalla scadenza ordinaria per la consegna della certificazione CU ai lavoratori. Questo permette di colmare eventuali lacune contributive e di migliorare l’importo della futura pensione.