Trasformare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in biocarburanti: è questo il modello di economia circolare “Waste to Fuel” di Eni, che consente di ricreare in un impianto industriale e in breve tempo un processo che la natura compie in milioni di anni, o convertire biomasse in energia
E tutto questo è dovuto all’utilizzo dei rifiuti di cucina, rifiuti umidi, la cui quantità in Italia è di sei milioni e mezzo di tonnellate all’anno. Nel processo W2F l’umidità è incrementata dalla produzione di bio-olio con l’estrazione e la depurazione dell’acqua in esso contenuta pari a circa il 70%. Risultato: rispetto alla massa originaria si ottiene circa il 15% di bioolio. Non solo: oltre ai rifiuti, Waste to Fuel può trattare anche fanghi di depurazione, potature di alberi e rifiuti dell’industria agroalimentare e della grande distribuzione. Con una buona raccolta e una distribuzione differenziata dei rifiuti per alimentare le fabbriche in tutto il paese, sarebbe possibile produrre circa 1 miliardo di litri di biocarburante all’anno, che equivale all’incirca a 6 milioni di barili di petrolio greggio all’anno.
Le fasi principali del processo sono: pretrattamento dei rifiuti, liquefazione termica, tecnologia di base, separazione del prodotto, miglioramento della qualità dei sottoprodotti derivati e, infine, purificazione del bio-olio risultante. La liquefazione termica è una tecnologia che offre anche un vantaggio di efficienza energetica superiore all’80%.
Così, il bio-olio può essere utilizzato direttamente nelle miscele per il trasporto marittimo oppure può essere purificato per produrre biocarburanti ad alta efficienza, mentre l’acqua recuperata dai rifiuti può essere trattata per essere riutilizzata nei cicli produttivi.
La tecnologia Waste to Fuel è stata testata per la prima volta da Eni in un mini-impianto realizzato presso il Centro Ricerche Energie Rinnovabili di Novara. Successivamente, a fine 2018, Eni Rewind ha avviato nel sito di Gela un impianto pilota in grado di movimentare circa 700 kg di rifiuti umidi al giorno. Grazie ai dati raccolti durante gli esperimenti, Eni Rewind sta progettando il primo impianto su scala industriale con questa tecnologia, che riciclerà fino a 150mila tonnellate di rifiuti organici all’anno, equivalenti a quanto produce circa 1,5 milioni di abitanti.