Il gap occupazionale tra maschi e femmine: da colmare nel Belpaese

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
Posti di lavoro ISTAT

Ad intervenire sul tema Eugenia Maria Roccella, ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità.

Ad offrire l’opportunità di dialogo su questa tematica le potenzialità che potrebbero derivare dal PNRR ma anche la pubblicazione della graduatoria specifica sul benessere femminile.

Il Ministro commenta i dati in un’intervista del Sole 24ore

Con il Pnrr dovremo intervenire e bisognerà colmare alcune lacune. Al momento si tratta di una settantina di aziende ma dovremmo arrivare e arriveremo sicuramente a 800 aziende in tempo entro il prossimo anno come da obiettivo del Pnrr”.

Dove il divario territoriale si avverte di meno ?

La vincitrice dell’indice sintetico è la provincia di Monza e Brianza che presenta, tra gli altri parametri, un divario occupazionale tra maschi e femmine intorno al 7 per cento contro una media nazionale di circa il 20 per cento.

Sarà quindi necessario investire per ridurre queste differenze tra i vari territori, anche attraverso la diffusione della certificazione della parità di genere nelle imprese italiane, da nord a sud.

La certificazione per la gender equality

Introdotta lo scorso anno con l’obiettivo di incentivare le imprese ad adottare politiche adeguate per ridurre il divario di genere, la certificazione ha requisiti molto ampi.Guardano sia alla trasparenza che alla necessità di tutelare la maternità e alla conciliazione tra lavoro domestico ed extradomestico. Ma dalle associazioni femminili arrivano diversi suggerimenti di cui si terrà conto”.

Meno nascite perché le donne lavorano di più ?

Al centro del mandato del ministro anche il tema della natalità, fotografata dagli indicatori demografici presenti nell’indagine sulla qualità della vita: anche nei primi sei mesi del 2022 emerge un calo delle nascite del 3 per cento rispetto all’anno precedente. “La maternità – ha concluso Roccella – non ha più un valore sociale, sembra solo una cosa privata, va recuperato anche il prestigio della maternità ed evitare che avere figli sia un elemento di impoverimento”.

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