L’equilibrio degli ecosistemi acquatici è molto delicato e l’acquacoltura può rappresentare un fattore di stress. Tuttavia, in alcuni casi, alcune attività potrebbero offrire dei benefici alla salute dell’ambiente acquatico. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne (Australia) ha individuato 12 benefici ecologici dell’acquacoltura sull’ambiente. Il loro studio, pubblicato su “Conservation Biology”, si intitola “Achieving conservation and restoration outcomes through ecologically beneficial aquaculture”.
L’impatto delle attività umane sugli ecosistemi di acqua dolce e marini sta causando un importante degrado degli habitat, che si accompagna a un rapido declino della biodiversità. Tuttavia, l’acquacoltura potrebbe essere utilizzata come strumento per rallentare o fermare tali impatti negativi e aiutare a ripristinare gli ecosistemi che sono stati persi nel corso dell’ultimo secolo, afferma Kathy Overton, la ricercatrice che ha guidato il gruppo di ricerca.
Ogni anno, milioni di tonnellate di pesci, gamberi, molluschi e alghe vengono allevati per scopi alimentari.
In questo modo, l’acquacoltura potrebbe derivare un beneficio ambientale se gestita nel modo e nel posto giusto. Ad esempio, le alghe e i molluschi allevati nelle acque costiere possono rimuovere i nutrienti in eccesso che derivano dal deflusso urbano o agricolo e ridurre la probabilità di fioriture di alghe tossiche che uccidono pesci e altri organismi acquatici.
Anche le associazioni ambientaliste stanno guardando alle tecniche di acquacoltura come a una possibilità per creare nuovi modi per ripristinare o conservare specie e habitat. La più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura, The Nature Conservancy (TNC), ha deciso di impiegare l’acquacoltura come sistema per ripristinare gli ecosistemi marini danneggiati, a cominciare dalle barriere coralline che hanno un grande valore ecologico. Sono habitat importanti per molte specie marine e migliorano la qualità dell’acqua.
Grazie all’acquacoltura è possibile ripristinare le popolazioni ittiche vulnerabili o in via di estinzione in tutto il mondo, “ripopolando” i pesci d’allevamento coltivati nei loro habitat.
I ricercatori hanno anche sollevato il problema degli acquari marini domestici, in cui sono presenti specie raccolte dalle barriere coralline. Per questo stanno sviluppando dei metodi per allevare anche specie e allentare la pressione sulle specie selvatiche.
Tuttavia, i ricercatori ammoniscono che esiste il pericolo di greenwashing in questo campo. È richiesto un elevato numero di prove e di valutazioni degli effetti complessivi prima di etichettare un sistema di acquacoltura come “ecologicamente benefico”.