Il fruttosio: lo zucchero che divide gli esperti

Di Valentina Ambrosetti 7 minuti di lettura
Wall Street

Il fruttosio è lo zucchero principale della frutta… quindi dovrebbe farti bene, no? Quindi ha un basso indice glicemico, non stimola l’insulina ed è più dolce dello zucchero. Il Santo Graal dei carboidrati, che ne dici di questo?

Eh, non tanto… anche mettendo da parte gli effetti viscerali che può essere fastidiosamente il protagonista, per non parlare del fatto che può anche farti diventare il protagonista in modo imbarazzante se non puoi farci niente, quello può essere il causa della comparsa del fegato grasso, si lega a tutte le proteine che trova attorno a sé, distruggendole, e, ovviamente, questo si associa all’obesità e alle patologie metaboliche. Il fruttosio è il principale zucchero presente naturalmente nel miele e nella frutta.

È il più dolce di tutti i carboidrati naturali e, quando legato chimicamente al glucosio, si trasforma in zucchero da tavola, come quello che trovi nella zuccheriera della tua cucina.

Tuttavia, è uno zucchero in qualche modo specifico in termini di metabolismo, che è il modo in cui il tuo corpo lo gestisce quando lo consumi. Normalmente, quando si mangiano carboidrati (come pane, pasta, riso e gelato o frittelle alla Nutella), questi vengono scomposti nell’intestino e assorbiti in molecole più semplici, cioè gli zuccheri. Quando il corpo prende coscienza di tutto questo zucchero nel sangue, inizia a produrre insulina, un ormone che stimola i muscoli a prendere il sopravvento sullo zucchero appena ingerito in modo che possa essere rimosso dal sangue e ripristinare così i normali livelli di zucchero nel sangue. (per ulteriori informazioni, vedere, ad esempio, questo articolo).

Il fruttosio, invece, non può essere controllato dai muscoli, mentre solo il fegato può prendersene cura, e lo fa convertendolo chimicamente in una varietà di forme:

glucosio (~50%), che è lo zucchero che normalmente circola nel sangue, pronto per essere consumato,
glicogeno, che è invece un modo per immagazzinare riserve di zucchero per il futuro,
e altre sostanze, compresi i grassi. Il glucosio può essere pompato nuovamente nel sangue a tutti gli organi, momento in cui sono anche esposti all’insulina.

Il problema è che quando esageriamo la quantità di fruttosio, può cambiare la capacità del nostro corpo di gestirlo perché può accumularsi nel fegato, contribuendo allo sviluppo della malattia del fegato grasso (steatosi epatica), che è così grave come suggerisce il nome perché può predisporre a problemi ancora maggiori, fino allo sviluppo di cirrosi, insufficienza epatica e persino cancro al fegato nei casi più gravi.

Gli stessi grassi prodotti possono muoversi nell’organismo, aumentando i livelli di colesterolo circolante, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Più in generale, vi è stata un’associazione con l’obesità e lo sviluppo dell’insulino-resistenza, che è un precursore del diabete di tipo 2, in quanto tra i vari effetti emersi negli ultimi decenni, le diete ad alto contenuto di fruttosio raffinate sembrano portare facilmente allo sviluppo dell’ipertrigliceridemia del diabete attraverso diversi processi metabolici indiretti.

Ma non solo, parte del fruttosio circolante è in grado di reagire chimicamente con le proteine con cui viene a contatto, convertendole in AGE, prodotti della glicazione avanzata, che sono anche associati a diversi gravi problemi di salute a causa dello stress ossidativo che provocano.

Tuttavia, ci sono diverse categorie di persone che possono avere un motivo in più per non esagerare, o addirittura la necessità di evitarlo del tutto

Da vitare per chi soffre di intolleranza ereditaria al fruttosio dovrebbe escludere completamente dalla propria dieta qualsiasi fonte non solo di fruttosio in quanto tale, ma anche di zucchero da tavola, in quanto verrebbe scomposto a livello intestinale nelle sue parti costitutive, cioè glucosio e fruttosio.

Ma anche chi soffre di irritazione del colon può trovarsi, forse soprattutto nei momenti in cui i sintomi si avvertono in modo particolare, nella condizione di ridurne l’assunzione; Il fruttosio fa infatti parte delle cosiddette FODMAP, molecole in grado di fermentare a livello intestinale e contribuire ai fastidiosi sintomi tipici della malattia, come gonfiore e flatulenza. Quindi di fatto e in questo caso potremmo approfondire perché, a differenza di altri FODMAP, il fruttosio è solitamente completamente metabolizzato e quindi non può causare alcuna alterazione, quindi di fatto potremmo tornare a conclusioni applicabili a tutto ciò che vedremo in breve. Ci tengo infatti a sottolineare che non mangiare la frutta, ritenendola davvero necessaria, può essere del tutto controproducente.

Ma ora che abbiamo un quadro più completo, quale conclusione traiamo?

Infatti, alla fine, il vero problema potrebbe non essere nemmeno il fruttosio in sé, ma un eccesso di calorie, un apporto calorico superiore al proprio fabbisogno. I zuccherati ad alta densità energetica sia associato a un aumento dell’apporto energetico e quindi all’aumento di peso corporeo nel tempo non ci sono dubbi, ma probabilmente è l’eccesso di fruttosio in termini di calorie a causare obesità viscerale, accumulo di grasso intraepatico e alte concentrazioni di trigliceridi nel sangue, più che non il fruttosio in sé e per sé.

La ricerca è ancora in corso e restano numerosi aspetti da chiarire, ma molti autori sono quindi convinti che il vero fulcro del problema siano le proprietà edonistiche dei cibi zuccherati che tendono a favorire il consumo eccessivo, l’abuso di alimenti ad alta densità energetica soprattutto quando facilmente accessibili (li troviamo dovunque, costano poco, sono gratificanti)  e non il fruttosio come molecolare. Nessuno si azzardi a dire che la frutta fa male, quindi, perché si tratterebbe di un’idea assolutamente priva di qualunque evidenza.

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