Il fintech e la democratizzazione della finanza: rischi e benefici

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
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Potremmo affermare che la “Rivoluzione d’Ottobre” organizzata dal popolo degli investitori retail contro gli squali della finanza sia iniziata nel gennaio 2021, quando un folto gruppo di piccoli seller di WallStreetBets, un discussion board finanziario del celebre social network Reddit, ha sfidato e battuto i grandi fondi speculativi di Wall Avenue acquistando tramite un’operazione coordinata le azioni di GameStop, nota azienda di videogiochi sull’orlo del fallimento. Una manovra che ha provocato perdite enormi a quegli hedge fund che avevano scommesso contro il titolo GameStop. Basti pensare che Melvin Capital, uno dei più importanti fondi d’investimento di Wall Avenue, ha registrato una perdita pari al 49% del capitale investito in posizioni short su GameStop. Abbiamo assistito, dunque, a una rivincita del “parco buoi” (espressione che nel gergo finanziario indica gli investitori retail) i quali hanno rovesciato la “dittatura degli elefanti” (gli elefanti indicano i grandi fondi di investimento, la finanza è piena di metafore animali) instaurando la democrazia nei mercati finanziari. Una democratizzazione della finanza, per l’appunto. Ma cosa significa?

Democratizzazione della finanza: definizione

In un’intervista rilasciata nel 2008, in piena crisi dei mutui subprime, Robert Shiller, Professore di Economia a Yale nonché uno dei padri della Finanza Comportamentale (disciplina che studia l’impatto della sfera psicologica individuale sulle scelte di investimento), parlava della necessità di “democratizzare la finanza”, spiegando nel dettaglio le caratterizzazioni di story processo.

Riportiamo le sue testuali parole: «Si tratta di mettere gli strumenti finanziari a disposizione della gente comune. Cent’anni fa solo i più ricchi avevano accesso a forme di gestione del loro rischio finanziario. Ora invece abbiamo forme di partecipazione ai mercati per buona parte della popolazione. Ma non c’è ancora un illuminismo finanziario diffuso, e questa crisi ne è l’esempio: è una crisi immobiliare, deriva dalla cattiva diversificazione degli investimenti e dell’indebitamento della gente comune».

Democratizzare la finanza, dunque, equivale a garantire l’accesso al mercato di capitali al numero più elevato possibile di persone, abbattendo quelle barriere all’entrata che per anni hanno caratterizzato il mondo degli investimenti, dei finanziamenti e del risparmio. Un esempio di mission aziendale orientata a democratizzare la finanza è dato da Exchange Republic, dealer berlinese nato nel 2015 e attivo sul mercato dal 2019, che in soli due anni ha conquistato oltre 1 milione di clienti in Germania, Austria e Francia e adesso sta per approdare anche in Italia. Sentendo le parole di Christian Hecker, cofondatore e CEO di Exchange Republic, l’obiettivo della startup tedesca è la “democratizzazione della ricchezza”, fornendo agli utenti una piattaforma di gestione del risparmio finalizzata a ridurre il “pension gap” tra vecchie e nuove generazioni, nonché a generare una crescita economica la più sostenibile e inclusiva possibile. Tra innovazioni tecnologiche Made in Fintech e nobili intenti di cofondatori e CEO, il concetto di democratizzazione della finanza nasconde però anche dei risvolti negativi. Analizziamo dunque i expert e i contro di questo fenomeno in piena evoluzione.

Finanza democratica: i benefici del fintech

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