Il Design Thinking che incontra il vino

Di Valentina Ambrosetti 4 minuti di lettura
vino italiano

Non basta un buon vino per fare di una cantina un’azienda di successo. In cantina, infatti, vanno sviluppate altre doti: flessibilità, reattività, capacità di trasformare i problemi in sfide. In una parola, stiamo parlando del design del vino del futuro. Almeno questo è l’obiettivo del corso ideato da POLI.design, un consorzio del Politecnico di Milano che applica a questo corso il metodo del pensiero progettuale. Al corso partecipano anche UIV, Veronafiere, AGIVI, ONAV e Cometa Progettare il futuro del vino: soluzioni per cambiare gli scenari.

Il corso di alta formazione sarà rivolto principalmente a imprenditori e manager che operano nel settore del vino e dei distillati, ma sarà aperto a chiunque voglia migliorare le proprie competenze.

Il percorso porterà in questo settore il “Design Thinking”, partendo dal concetto di “mentalità da esploratore”, che permette di passare da una mentalità basata sul rischio ad una capace di cogliere le opportunità per crescere in esse. “La pandemia, la crisi energetica, l’inflazione lo hanno dimostrato: è necessario rimettersi in gioco su fronti alternativi, trovare soluzioni non lineari, possibilità meno scontate”, dice Silvia Baratta, PR specialist per il mondo di lungo periodo di vino e direttore tecnico del corso di formazione della scuola secondaria presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Il supervisore è invece Luca Fois, docente universitario ed esperto di consulenza creativa e strategica, ideatore, tra l’altro, del Salone Fuori milanese.

Il compito è interessante, e non è fornire soluzioni, ma aiutare a trovare, attraverso una visione più ampia, la contaminazione dei settori, un confronto sul tema del vino che non parta necessariamente dal vino: “Tanti anni di esperienza come Il responsabile stampa e pubbliche relazioni mi ha fatto capire che il mondo del vino spesso si chiude in se stesso e ha una visione unilaterale delle cose”.

Si punta molto sul prodotto e poco sul servizio.

“Oggi essere competitivi è non è più possibile, stiamo parlando con loro, quelli che vogliono allargare i propri orizzonti e farli fruttificare”. 60 ore di lezione focalizzate il venerdì e il sabato e la partecipazione di più di 20 docenti, un tour che sarà suddiviso in 5 moduli e la possibilità di iscriversi anche a più. Varierà in diversi ambiti: dall’intelligenza emotiva alla sostenibilità, dalla l’attenzione e i desideri del consumatore alla strategia di marca, dall’importanza dell’export extra UE al concetto di eco nome circolare, il tutto sotto la “supervisione” del design thinking, che per definizione è “sintonizzato come un modello progettuale che mira a risolvere complesse problemi attraverso la visione creativa e la gestione”. Va quindi ben oltre il lato estetico delle cose, mentre è più corretto parlare di multicanalità e multidisciplinarietà: “Per comprendere il significato del pensiero progettuale, possiamo trovare il perfetto combinazione di bellezza e funzionalità, anch’essa bella. Era utile e aveva un messaggio da trasmettere. Foyce ha ragione quando dice che il momento migliore per fare domande è quando le cose vanno bene bene. Altrimenti cerchiamo sempre di risolvere i problemi in emergenza, e questo non stimola la creatività. I vignaioli sono spesso legati dagli stessi modelli da generazioni e quindi, secondo noi, devono imparare a fare collegamenti. Tutti argomenti che tratteremo nelle ore di aggiornamento”.

Condividi questo articolo
Exit mobile version