Il Belpaese e la neutralità climatica: è il momento di fare ammenda

Di Alessio Perini 4 minuti di lettura
green bond

Campania, Calabria e Lazio sono le regioni più prospere d’Italia sulla via della neutralità climatica entro la metà del secolo. Questa pattuglia leader supera di gran lunga il resto della penisola in termini di emissioni pro capite e consumo di energia. Mentre la mappa dell’Italia è più dettagliata nei consumi di energie rinnovabili, con buone performance (ma anche scarsi risultati) a ciascuna latitudine. Questa è una foto del rapporto annuale di Italy4Climate sulla corsa alle emissioni zero nelle regioni italiane, che analizza i dati del 2020 e le tendenze 2018-2020.

Mosaico Italiano Energie Rinnovabili

Forse l’aspetto più importante della salute della transizione energetica italiana sono i dati sui consumi delle fonti rinnovabili. Chi guida l’espansione dell’energia pulita? Non le aree dove si produce la maggiore ricchezza. Quella che il Rapporto sulla neutralità climatica chiama “la forza dell’Italia”, ovvero 4 regioni che insieme rappresentano più della metà del PIL nazionale, “hanno tutte una quota di energie rinnovabili inferiore alla media e in molti casi hanno ridotto i consumi di energia negli ultimi due anni”. Anche se, tenendo conto anche di altri due fattori, emissioni e consumi, disegnano generalmente un quadro misto: “Lazio nel gruppo di testa, Veneto nel gruppo di mezzo ed Emilia-Romagna e Lombardia nel gruppo di fondo”.

Sono inoltre 5 le regioni che hanno già superato l’obiettivo europeo per il 2030, che richiede di coprire il 40% dei consumi di energia pulita (sebbene salga al 43,7% nei settori non ETS con la riforma recentemente approvata dell’Effort Sharing Regulation, a Bruxelles). Si tratta della Valle d’Aosta, unico esportatore netto di energie rinnovabili, del Trentino Alto Adige, del Molise, della Basilicata e della Calabria. Nelle due regioni del Nord, “il consumo di energia pro capite è tra i più alti d’Italia e la maggior parte della sua produzione rinnovabile proviene da centrali idroelettriche storiche”, mentre le altre tre hanno “consumo di energia al di sotto della media e contributi significativi dell’energia eolica e fotovoltaica (e biomasse, nel caso della Calabria).”

Ma in termini assoluti le energie rinnovabili italiane crescono molto poco.

Il trend per il triennio 2018-2020 è di un misero +0,5% a livello nazionale in Basilicata, Campania, Puglia e Sardegna (tutte sopra il +2,5%), mentre la riduzione dei consumi di energie rinnovabili è molto evidente in Liguria (-5,3). . %), Umbria, Marche e Lazio.

Emissioni e consumi non raggiungono ancora l’obiettivo della neutralità climatica

In termini di emissioni di CO2, nel 2020 le regioni sono passate da 2,1 t di CO2 pro capite in Campania a 9 in Sardegna, con una media nazionale di 4,9 t. Chiaramente, i numeri di quest’anno sono fortemente distorti dalla pandemia. Più interessante è osservare il trend, che va dal -13% di Lazio, Calabria e Veneto ad un aumento delle emissioni di CO2 registrato in Valle d’Aosta e Abruzzo.

L’indicatore del consumo di energia elettrica mostra la maggiore polarizzazione geografica. Al nord, ad eccezione della Liguria, i consumi sono sempre al di sopra della media nazionale, a seconda del clima e della struttura economica. Si va da 1 tep consumato all’anno da un campano a 2,7 dita consumati da un residente dell’Emilia-Romagna.

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