Il CNR ha stabilito che il 2022 sarà l’anno più caldo per l’Italia dal 1800. Le temperature di dicembre sono infatti in linea con l’andamento dei primi mesi dell’anno già evidenziato dall’Istituto Cnr-Isac. Lo afferma il climatologo Bernardo Gozzini, direttore del consorzio Lamma-Cnr, aggiungendo che il record del 2022 (negativo) si riferisce sia alle temperature massime che a quelle medie. D’altra parte, l’anno record per le basse temperature è stato il 2018, che rimane il secondo anno più caldo dopo il 2022. A livello globale, tuttavia, il 2016 è stato l’anno più caldo del mondo prima del 2020 e del 2019.
Inaspettatamente caldo a Natale in montagna centro-meridionale
La vigilia di Natale e il 25 dicembre sono segnati da caldo e temperature anomale, anche 10°C sopra la media, soprattutto al centro-sud Italia e in montagna. Massime storiche, da 23 a 25 gradi, si possono registrare localmente, soprattutto in Sardegna (Cagliari) e Sicilia. Una tendenza delle vacanze di fine anno che corrisponde al modello registrato finora per dicembre 2022, che potrebbe essere il mese più caldo mai registrato dal 1800.
Il 2022 è anche l’anno più secco mai registrato. Con quasi la metà della quantità di precipitazioni registrate a quasi il 50% (-46% delle precipitazioni totali), il 2022 è (ad oggi) l’anno più secco mai registrato. La riduzione maggiore, pari al -52%, ha interessato il Nord, mentre un po’ meno il Centro-Sud con -42% rispetto all’accumulo medio.
Coldiretti: caldo e siccità, effetti devastanti
Siamo di fronte, – spiega la Coldiretti, – agli effetti devastanti della siccità e delle alte temperature, che danneggiano l’agricoltura per oltre 6 miliardi di euro, pari al 10% della Produzione Nazionale. Le campagne italiane sono allo stremo: la produzione di mais e foraggi per l’alimentazione degli animali diminuisce del 45%, il latte nelle stalle del 20%, il grano duro del 30%, che è più di 1/5 della produzione di tenero cereali frumento, il 30% del riso, meno del 15% di frutti bruciati da temperature di 40 gradi, meno del 20% di mitili e crostacei morti per mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove, come sottolinea la Coldiretti, ci sono sono zone di “acqua morta”, attacchi di insetti e cavallette con devastazioni di decine di migliaia di ettari. Preoccupa anche la vendemmia, appena iniziata in Italia, vista la prospettiva di un calo del 10% dei raccolti di uva, mentre, continua la Coldiretti, gli oliveti sono preoccupati per il caldo che potrebbe ridurre le rese. Così, oltre che in pianura, gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire anche in montagna, – sottolinea la Coldiretti, – con un profondo mutamento del paesaggio, i pascoli si inaridiscono sempre di più e gli abbeveratoi per gli animali sono asciugare. a causa della mancanza di piogge e delle alte temperature, che prosciugano anche i ghiacciai alle quote più elevate.