I Sustainability Manager guadagnano bene e sono ricercatissimi

Di Antonia De La Vega 2 minuti di lettura
manager eco friendly

La figura del Sustainability Manager  è ancora oggi in via di definizione dalla legislazione italiana, così come da quella europea. Questa nuova figura è ricercatissima, ben pagata e deve spingere l’azienda verso il cambiamento: la sostenibilità come motore di sviluppo organizzativo.

Il  Sustainability Manager deve essere in grado di allineare la gestione quotidiana del business con l’innovazione necessaria per sviluppare un percorso che conduca l’azienda verso ecosostenibilità e limitare le cause di impatto ambientale. Di conseguenza, un “responsabile della sostenibilità” deve avere una buona conoscenza dell’azienda e del suo business, essere in grado di gestire i conflitti, mantenere i rapporti con la comunità e le istituzioni, motivare e rafforzare il team di lavoro, avere competenze economiche e legali e conoscenze, in particolare nel campo dell’ambiente.

La figura del Sustainability Manager nasce   quando le aziende hanno fatto della sostenibilità la propria strategia aziendale.  Peter Bakker, presidente e amministratore delegato del World Business Council for Sustainable Development, già tre anni fa puntava molto su questa figura. Secondo l’indagine Il sustainability manager in Europa effettuata in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Serbia e Turchia, il profilo del Sustainability Manager è per lo più una donna (60%), di età compresa tra i 41 e i 50 anni e che ha maturato una buona esperienza lavorativa, dai 6 ai 15 anni (nel 38% dei casi).

La necessità di assumere tale figura nasce dalla direttiva 95/14, una normativa complessa che può essere così sintetizzata: le aziende con più di 500 dipendenti,  hanno  l’obbligo di inserire nella relazione sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario contenente informazioni ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione. Questi dati sono responsabilità di questa figura che si occuperà di: L’area del reporting (53%) suddivisa tra quello svolto su base volontaria (27%) e l’obbligatorio (26%) con la definizione e implementazione delle strategie socio-ambientali (54%).

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