L’idea che potrebbe diventare realtà è della Regione Piemonte ed è stata presentata nelle scorse settimane ai ministri del trasporto e della transizione ecologica ovvero Giovanni e Cingolani.
Il Piemonte è alla ricerca di siti dismessi dove possano essere localizzati centri di produzione di idrogeno. Si parte con un censimento per capire quante e quali aree sono disponibili, poi ad aprile arriva un bando per determinare i migliori progetti da presentare al PNRR, dove il Piemonte sta lavorando a un progetto faro dedicato all’idrogeno. Quasi 500 milioni di dollari sono in gioco in tutto il paese, con la regione che cerca di assicurarsi una quota importante per avviare la produzione di idrogeno in due o tre aree abbandonate negli ultimi anni da aziende o siti di produzione.
Le caratteristiche delle future zone a idrogeno includono il collegamento alle reti idriche e del gas, l’accesso alla rete stradale e la vicinanza a industrie che possono utilizzare l’energia generata dall’idrogeno, come le industrie chimiche e di trasformazione, la produzione di vetro, cemento o ceramica, ma anche ferrovie e strade a lunga percorrenza. Anche i siti devono essere bonificati e già designati per uso industriale.
Spiega Alberto Cirio, Presidente del Piemonte: “La possibilità di utilizzare aree dismesse per la produzione di idrogeno è una importante occasione di riconversione industriale. L’idrogeno, insieme ad automotive, aerospazio e intelligenza artificiale, rappresenta uno dei nostri progetti bandiera sui fondi europei del Pnrr, che saranno centrali per le strategie di sviluppo futuro del nostro territorio”.
Replica l’assessore all’ambiente e innovazione Matteo Marnati: “L’idrogeno è una straordinaria opportunità di sviluppo dell’economia verde e di incidenza positiva sull’ambiente. Le informazioni raccolte entreranno nella Banca dati del Riuso, per favorire l’incontro tra offerta e domanda di localizzazione per nuove aziende che vogliano venire in Piemonte e anche per chi abbia necessità di ampliare la propria sede, senza nuovo il consumo di suolo”.