(BorsaeFinanza.it) Per combattere la crescita dell’inflazione, la Banca Centrale Europea dovrebbe concentrarsi sulla greedflation e non soltanto sulla crescita dei salari, indicata come una delle cause principali dell’aumento elevato dei prezzi. È l’opinione di numerosi economisti arrivata alla luce del nuovo rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse e della stretta ulteriore che la presidente Christine Lagarde ha annunciato per il mese di luglio. La BCE sta guardando con zelo al mercato del lavoro e sembra aver tralasciato la questione degli alti margini societari.
Greedflation: cos’è l’inflazione da avidità
Gli economisti sono preoccupati dall’atteggiamento della Banca Centrale e dalla politica monetaria dell’Eurotower: a fronte di salari al palo se non addirittura in calo, ai lavoratori, incolpati per la corsa dell’inflazione, si chiede di sostenere il costo più alto dei prezzi, mentre la greedflation è ormai passata in secondo piano. Ma cosa si intende di preciso quando si parla di inflazione da avidità? Insieme alla shrinkflation, cioè la tecnica di vendere meno quantità di un determinato prodotto ma sempre allo stesso costo, la greedflation è una strategia di prezzo che le aziende effettuano nei periodi di forte inflazione.
Le imprese, nonostante i loro costi di produzione non abbiano subito un incremento, aumentano i prezzi dei propri prodotti per ottenere un vantaggio dall’inflazione e accrescere il margine di profitto, pur non avendone realmente bisogno. In un contesto inflattivo, i consumatori non si rendono conto degli aumenti e “accettano” un prezzo gonfiato. Quattro esempi peculiari di greedflation sono avvenuti nel 2023 sulle uova (in un anno il prezzo è aumentato del 49% in Europa e del 60% negli Stati Uniti), i cereali (il rallentamento delle forniture per la guerra in Ucraina ha fornito l’occasione per aumenti del 60-70%), il disinfettante Lysol (negli Usa fino al +5%, con tanto di multa al distributore Quality King per aumento ingiustificato) e il mercato dell’auto: le usate hanno registrato aumenti del 30%, sulle nuove gli aumenti medi in due anni sono tra l’8% e il 13%.
Siamo davanti ad un’inflazione prodotta dai venditori: approfittando degli aumenti di energia e materie prime, le imprese che potere sul mercato alzano i prezzi accordandosi implicitamente con i concorrenti. È quella che nel mondo anglosassone è definita tacit collusion, una tacita collusione. In questo modo le aziende, complice la mancanza di una forte concorrenza, realizzano utili societari straordinariamente alti, ma con il rischio che essi stessi alimentino
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