Grano e Belpaese: si raccoglie sempre meno lo dice ISMEA

Di Antonia De La Vega 4 minuti di lettura
grano e raccolto in iatlia

La produzione italiana di grano duro nel 2022 potrebbe essere inferiore del 16% rispetto all’anno precedente, principalmente a causa della scarsità di acqua registrata nella fase post-semina e delle elevate temperature degli ultimi mesi

E’ quanto emerge dalla prima indagine effettuata da Ismea nei primi giorni di luglio, quando le operazioni di raccolta sono quasi terminate. La diminuzione della produzione prevista dall’Istituto è conseguenza di una riduzione della superficie dedicata al frumento duro (-1,4% secondo i piani di impianto riportati dall’Istat) e di una diminuzione della resa per ettaro, che sarebbe stata in media di 2,8 t/ha, la cifra più bassa degli ultimi 5 anni. Secondo le informazioni raccolte, il calo delle rese dovrebbe interessare quasi tutte le principali aree: dalla Puglia (-25%), Sicilia (-15%) e Basilicata (-10%) alle Marche (-20%) ed Emilia- romagnolo (-15%), portando la produzione nazionale a 3,4 milioni di tonnellate nella stagione 2022/23.

Qualità del grano italiano

Da un punto di vista qualitativo, il grano deve avere buoni standard qualitativi su tutto il territorio con un contenuto proteico medio compreso tra l’11 e il 13% in base alla sostanza secca. Il peggioramento delle aspettative di produzione anche in Francia, sempre a causa del perdurante clima caldo e secco, ha costretto l’UE a rivedere nuovamente al ribasso le proprie previsioni di produzione a 7 milioni di tonnellate, in calo del 9,2% anno su anno. Al contrario, le previsioni per il raccolto nordamericano dopo il calo dello scorso anno indicano una ripresa.

Cosa accade nel mondo

Le stime più recenti dell’IGC (International Grains Council) mostrano che la produzione mondiale di grano duro sarà di 32,9 milioni di tonnellate entro il 2022 (7,4% in più rispetto a una precedente campagna fallita) a causa dell’aumento delle spedizioni verso il Canada (stimato in oltre 6 milioni tonnellate dopo i 2,7 milioni dell’anno scorso) e gli Stati Uniti (2,1 milioni di tonnellate, più del doppio dell’anno scorso). Intanto dai mercati arrivano i primi segnali di ammorbidimento dei listini dopo l’aggravamento registrato da fine 2021 e che ha toccato il record nell’ultima settimana di giugno. I prezzi delle materie prime estere provenienti da paesi extra UE sono stati 558,75 EUR/t nella terza settimana di luglio, l’1% p/p e il 7,6% in meno rispetto all’ultima settimana di giugno, mentre il grano duro UE è rimasto stabile a 540 €/ t nelle prime tre settimane del mese (era 575 €/t nell’ultima settimana di giugno).

Le variazioni di prezzo in Italia

Stesso andamento settimanale si osserva per il prodotto nazionale, con grano duro, fino a quando nella terza settimana del mese in corso il prezzo è di 507,50 euro/t sia a Bologna che a Foggia, mentre nell’ultima settimana di giugno il prezzo è uguale. rispettivamente a 562,50 €/t e 577,50 €/t. È però troppo presto, sottolinea Ismea, per determinare un orientamento al prezzo ben definito, tenendo conto di alcune delle criticità che restano nei principi base del mercato. La domanda mondiale, infatti, dovrebbe aumentare a 33,6 Mt nel 2022/23, al di sopra dell’offerta, preludio a un’ulteriore riduzione delle scorte finali (-10,7% e 5,5 Mt nell’anno 2022/2022). 23). Allo stesso tempo, permane una certa incertezza sui risultati della produzione nordamericana, date le anomalie meteorologiche che ora si verificano con frequenza crescente.

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