(Money.it) Per centinaia di lavoratori, soprattutto i più qualificati, questo potrebbe essere un momento decisamente prolifico. Dopo il periodo più buio della crisi economica scatenata dal Covid e amplificata da crisi energetica ed inflazione, infatti, è record di posti di lavoro disponibili, almeno negli ultimi anni, in tutta Europa.
Anche in Italia, quindi, nonostante un mercato del lavoro che rimane estremamente problematico, tra stipendi bassi e precarietà dilagante, aumentano le chance di trovare un’occupazione.
Questo principalmente perché: con la ripresa economica le aziende hanno bisogno di più profili qualificati, soprattutto ingegneri e informatici, ma c’è anche molta ricerca di esperti in progettazione europea ed economia, per la gestione degli ingenti fondi europei e di manodopera (per lo più operai esperti in mansioni molto tecniche).
Contemporaneamente, proprio per una certa mobilità ripartita seppur in una fetta minoritaria dei lavoratori, è boom di dimissioni.
Il boom di dimissioni in Italia e in Europa
Come spiegato a Money.it da Fabrizio Pirro, docente di Sociologia del lavoro alla Sapienza, non si può parlare per l’Italia e per l’Europa di fenomeno Great Resignation. Con questo termine si indica la teoria di uno psicologo americano secondo cui centinaia di migliaia di persone, passate tramite l’esperienza dei lockdown, abbiano ripensato al loro modello di lavoro, alla sua qualità e al suo ruolo nelle vite di ciascuno, risultando più propense ad abbandonare la loro occupazione, se non soddisfacente.
Un fenomeno da leggere assieme all’aumento dei casi di born out (stress da lavoro) e di quiet quitting (mancanza di motivazione che porta a vivere passivamente il proprio lavoro).
Tuttavia l’aumento dei licenziamenti in Italia, per Pirro, sembr
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