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È iniziato martedì e durerà almeno dieci settimane il primo grande processo dell’era digitale nel quale il governo americano accusa un gigante della Silicon Valley, Google, di violare sistematicamente le norme anti-monopolio. L’unico precedente risale al 1998, l’alba dell’era di internet (e anno della fondazione di Google) quando Microsoft fu accusata di abuso di posizione dominante perché impose di default il suo browser Explorer come software di navigazione web ai clienti di Windows, il suo sistema operativo, uccidendo il suo concorrente Navigator di Netscape, fin a quel momento leader del mercato. Inoltre pagò AOL e Yahoo! perché scegliessero anche loro Explorer.
Quasi tre anni di istruttoria nei quali le parti hanno prodotto cinque milioni di pagine di documenti e messo in campo circa centocinquanta testimoni. Per settimane parlerà solo l’accusa, poi toccherà alla difesa. Prima si discuterà delle responsabilità di Google e solo se la sua colpevolezza sarà dimostrata si passerà a valutare come punire un gigante tecnologico che vale 1.700 miliardi di dollari (poco meno del PIL dell’Italia) di valore strategico per gli Stati Uniti.
Il processo a Google sarà anche un processo ai big tech, in quanto dirà se le aziende digitali, che fin qui si sono considerate esenti da ogni tipo di regolamentazione, sono punibili per aver sfruttato illegalmente la loro forza di mercato e se lo Sherman Act, legge antitrust varata nel 1890 per combattere monopoli e oligopoli di acciaio, zucchero e ferrovie, può funzionare nell’era dell’economia digitale.
Azioni Alphabet: quotazioni puntano verso massimo di area 143,79
Quotato sul mercato tecnologico statunitense Nasdaq, il titolo Alphabet è decisamente impostato al rialzo nel breve termine, anche grazie alla performance positiva registrata nella seduta di ieri. Dopo un’apertura in linea con la chiusura precedente, infatti, le quotazioni hanno dapprima intrapreso un andamento ribassista che le ha portate a realizzare un minimo sul livello 134,15, per poi invertire drasticamente la rotta fino a superare la soglia dei 135,50 dollari.
Per analizzare questa azione bisogna partire da lontano, ossia dal minimo toccato il 3 novembre dello scorso anno sul livello 83,34. Da quel momento, infatti, le quotazioni sono sempre state crescenti o comunque al di sopra sia della trendline ascendente primaria, secondaria e terziaria (quella più recente e inclinata).
Certamente vi sono stati anche dei ritracciamenti ma tutti rapidamente assorbiti con una cadenza quasi sempre identica di due settimane al rialzo intervallate da due ottave in ribasso. Solo che le fasi positive sono state molto più pronunciate e spesso caratterizzate da un avvio con gap up, molti dei quali rimasti ancora aperti, l’ultimo dei quali lo scorso 26 luglio. Il titolo ha il vento in poppa, non ha subito le debolezze del suo indice di riferimento, né tantomeno la sua volatilità. A cui si aggiunge che la notizia del processo appena iniziato non è argomento di conversazione nelle sale operative.
Per le prossime giornate è attesa ancora positività che potrebbe permettere ad Alphabet di raggiungere quota 143,79. Si tratta di una resistenza molto importante perché corrisponde a un massimo relativo del 29 marzo 2022 e, quindi, sarà anche molto difficile superarla al primo tentativo. Meglio considerarla un target dove chiudere le posizioni in portafoglio.
Dal punto di vista operativo, pertanto, l’ingresso in posizioni long è consigliabile al superamento del livello 135,72 con target nell’intorno dei 139,14 dollari, mentre le posizioni ribassiste potranno essere aperte solo alla
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