A rilevare il nuovo boom della frutta esotica “made in italy” è il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: Una nuova risorsa economica per niente irrisolria che vede protagoniste Puglia, Sicilia e Calabria
E mentre Ettore Prandini afferma: «il fenomeno della frutta esotica italiana, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nel settore ortofrutticolo che troppo spesso viene però ostacolata da un ritardo organizzativo e infrastrutturale. L’esigenza di garantire trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente ovunque in Italia e all’estero», i consumatori italiani ne vogliono sempre di più. Frutta esotica prodotta in Italia. «Sempre più spesso nelle regioni del Sud – sottolinea la Coldiretti – prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie coltivazioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane ai mango, dall’avocado al lime, ..». A farlo sono soprattutto i giovani imprenditori, molto più attenti alle nuove opportunità del settore agricolo.
Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere una garanzia sull’origine nazionale dei tropici. La scelta è stata motivata da un maggior grado di freschezza, oltre che dalla preoccupazione per le garanzie di sicurezza del prodotto importato. La produzione di frutti tropicali prodotti in Italia, sottolinea Coldiretti, è un fenomeno destinato a cambiare radicalmente i comportamenti dei consumatori nei prossimi anni, ma anche le opzioni produttive degli stessi allevamenti, per gli effetti del surriscaldamento causato dal cambiamento climatico.
Ad aiutare la coltivazione esotica la Temperatura: 2,18 gradi sopra la media storica di giugno
L’estate del 2021, con temperature di 2,18 gradi sopra la media storica, è considerata la quarta (dal punto di vista climatologico) più calda in Italia dall’inizio della ricerca nel 1800, secondo lo studio della Coldiretti sulla base dei dati dell’Isac Cnr per il giugno del 2021: «non è un fatto isolato ma strutturale in Italia, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003».