Gli istituti di controllo ambientale alla prova della transizione ecologica

Di Gianluca Perrotti 2 minuti di lettura
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AGI – Il peso della transizione ecologica che il governo Draghi vuole imprimere al paese con la costituzione del superministero affidato allo scienziato Roberto Cingolani e con il Recovery Plan potrebbe mettere a dura prova il sistema delle agenzie e degli istituti di controllo ambientale che si troverebbero a dover far fronte a una mole di lavoro per la quale non sono attrezzati.

È questo il monito lanciato da Alessandro Bratti, direttore dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), l’ente a cui fa riferimento anche il Sistema Nazionale delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambentale (SNPA). “Mi sento – ha detto all’AGI – un po’ preoccupato soprattutto per via del quadro normativo, ma anche per le forze che oggi riusciamo a mettere in campo, noi così come le agenzie regionali”.

Spetta infatti a queste strutture rilasciare le autorizzazioni, i pareri, le verifiche necessarie per approvare le opere che saranno varate con questo nuovo piano che, per quanto riguarda la transizione ecologica, “è basato sull’impiantisca con interventi di modifica dell’attuale o di realizzazione di nuovi impianti”.

“La mia preoccupazione – spiega Bratti – è che ci arrivi addosso una quantità insostenibile di progettualità e di progetti da verificare in tempi non compatibili con le forze che abbiamo rispetto a quelle che andrebbero messe in campo per poter svolgere un lavoro di qualità. Non vorrei – ribadisce il direttore di Ispra – essere schiacciato nella morsa di quelli

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