(BorsaeFinanza.it)
Da qualche giorno si è fatta strada tra gli economisti l’opinione che si stia avvicinando un’altra grande crisi globale. A dare forza a questo inquietante scenario due fattori su tutti: le tensioni a livello geopolitico e le preoccupazioni sul debito generale.
La guerra in Medio Oriente
Sul versante geopolitico, la situazione – già tesa da oltre un anno e mezzo per via della guerra Russia-Ucraina – è degenerata con lo scoppio di un altro conflitto in Medio Oriente tra i militanti estremisti di Hamas che controllano dal 2006 la striscia di Gaza e lo Stato di Israele. Il 7 ottobre scorso Hamas ha assaltato a sorpresa il territorio israeliano al confine uccidendo centinaia di civili e prendendo in ostaggio tra 150 e 200 israeliani. Durissima la risposta di Israele, con il premier Netanyahu che ha immediatamente dichiarato lo stato di guerra bombardando Gaza con una serie di raid aerei. Ora si attende che le truppe israeliane varchino il confine con un attacco via terra, il che rischia di esacerbare la situazione.
Perché ciò dovrebbe dare adito a una crisi globale? La risposta sta nell’allargamento del conflitto, con l’entrata di nuovi protagonisti importanti come l’Iran. Il verificarsi di una tale eventualità avrebbe ripercussioni sul petrolio, visto il ruolo di Teheran nella produzione mondiale. Il mondo ha vissuto una durissima crisi energetica quando Putin ha invaso l’Ucraina e l’incubo potrebbe riprodursi in una crisi del Medio Oriente che coinvolge molteplici Stati, inclusi ovviamente quelli occidentali.
Crisi globale: la questione del debito
Il debito mondiale è l’altra miccia in grado di innescare una crisi globale. I tassi d’interesse che sono stati alzati dalle Banche centrali nell’ultimo anno e mezzo per combattere l’inflazione più feroce degli ultimi 40 anni ha squassato le finanze di molti Stati, che si trovano ora a sostenere oneri altissimi. Nell’occhio del ciclone vi sono in particolare quei paesi in cui il debito pubblico ha raggiunto cifre al limite della sostenibilità. Tra questi vanno citate grandi potenze come gli Stati Uniti, l’Italia e la Gran Bretagna. Chiaramente nessuno si aspetta un fallimento da parte di questi Stati, tuttavia a giudizio degli economisti le politiche di bilancio devono essere rigorose dal punto di vista fiscale, aumentando le tasse e limitando la spesa. I passi falsi sono dietro l’angolo. Tassi alti e una contrazione del sostegno delle Banche centrali non stimolano la crescita e la tentazione di allentare la politica fiscale come avvenuto l’anno scorso in Gran Bretagna rischia di urtare oltremodo i mercati finanziari.
“Se si verifica un incidente o una combinazione di eventi sfavorevoli si entra in una sorta di processo dinamico non lineare avverso. Si possono prendere a riferimento molti paesi e si vedrà che non siamo lontani da una crisi delle finanze pubbliche“, ha affermato Peter Praet, ex capo economista della Banca centrale europea. Claudio Borio, capo del dipartimento mo
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