Fumo digitale: quali sono i veri rischi

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura

Il fumo elettronico o digitale non  è certo un’abitudine sana ma  é un’opportunità di sanità pubblica. Un nuovo modo di inalare nicotina cercando di ridurre al minimo gli effetti della tossicità da combustione

Esaminiamo i numeri del fenomeno. Nel Belpaese degli 11,5 milioni di tabagisti appena 8mila fumo, quindi lo 0,01%, si rivolgono ai 268 Centri anti fumo (Caf) censiti dall’Istituto superiore di sanità. Di questi riesce a smettere di fumare circa il 33-35%. Ciò significa che su 10 persone che si rivolgono ai Centri almeno 6-7 riprenderanno a fumare.

Dimitri Richter, direttore del Dipartimento di Cardiologia dell’ospedale Euroclinic di Atene, durante i lavori della sessione “Prevenzione cardiovascolare – abitudine al fumo” della XVIII edizione del congresso ‘Roma Cuore’ esaminando il fenomeno afferma:

“Non esiste un fumo buono. Sappiamo che ogni anno fra tutti coloro che vogliono smettere di fumare, solo una piccola percentuale ci riesce, il resto continua ad essere fumatore. Se dopo tanti decenni non siamo riusciti a far smettere di fumare queste persone, come medici dobbiamo suggerire prodotti meno dannosi. Quel che sappiamo oggi è che negli Stati Uniti la Fda, con regole scritte ben precise, sta esaminando tutti i nuovi prodotti del tabacco e sigarette elettroniche, decidendo che i nuovi prodotti senza combustione contengono meno sostanze dannose. In Europa, invece, ogni Stato decide secondo le sue regole. L’Ue dovrebbe avere invece un processo simile agli Usa in cui si esamina tutta la documentazione scientifica e si decide se un prodotto può essere definito a minore rischio. La riduzione del rischio è applicabile soprattutto nella lotta al tabagismo perché sappiamo che la nicotina è una sostanza che provoca dipendenza. Per cui dal momento in cui non riusciamo a far smettere le persone di fumare per ragioni mediche, culturali, di dipendenza, la cosa migliore che possiamo fare è dare loro dei prodotti che hanno superato lo scoglio legislativo. Per questo secondo me – ha concluso – le agenzie regolatorie nazionali in tutta Europa dovrebbero decidere se e quali prodotti possono avere questa diversificazione di rischio e danno ridotto rispetto al fumo classico” ”.

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