Frutta esotica: incremento importante per il Made in Italy

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura

Il cambiamento climatico sta influenzando anche il raccolto del nostro Paese. Tanto che a causa del caldo tropicale, registrato anche nel 2021, si registra un vero e proprio boom della produzione di frutti esotici prodotti in Italia, la cui resa è raddoppiata in meno di tre anni, superando in  i mille ettari tra Puglia, Sicilia e Calabria.

Insomma, addio ai tradizionali limoni e arance, nasce un nuovo trend di frutti tropicali “italiani”, grazie alle alte temperature causate dai cambiamenti climatici. In precedenza, proveniva solo dal Sud America o dalle regioni tropicali dell’Africa e dell’Asia. Ma ora, sulla scia del cambiamento climatico (ennesima sfida che sfida i più convinti negazionisti), c’è un nuovo e inaspettato boom del Made in Italy: la produzione di frutta esotica. Con una coltivazione che è raddoppiata in meno di tre anni, superando i mille ettari tra Puglia, Sicilia e Calabria per resistere alle nuove temperature causate dai cambiamenti climatici.

È quanto emerge dal bilancio di Coldiretti sulle nuove produzioni tropicali in occasione dell’Avocado Day, che si celebra in tutto il mondo il 31 luglio. L’avocado sudamericano è uno dei frutti più apprezzati degli ultimi anni, simbolo della generazione millenaria che alla base di molte ricette come la salsa guacamole, ma non è l’unico frutto tropicale che ha trovato “casa” in Italia.

«Sempre più spesso nelle regioni del Sud – sottolinea la Coldiretti – prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie coltivazioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane ai mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino al litchi, per un consumo totale stimato in oltre 900mila tonnellate a livello nazionale. Il tutto grazie all’impegno di giovani agricoltori – ricorda la Coldiretti – che hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici, in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni, con oltre sei italiani su 10 (61%) che acquisterebbero tropicali italiani se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri»

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