(BorsaeFinanza.it) Dati per morti o perlomeno agonizzanti nei lunghi anni della “repressione” finanziaria, i fondi monetari hanno ricominciato a salire nelle preferenze di investitori e asset manager a partire dalla seconda metà del 2022. A spingerli è il rendimento maggiore che possono offrire, rispetto agli anni dei tassi zero, grazie alla manovra di rialzo dei tassi di interesse delle Banche centrali, BCE e Fed in primis. Ma ci sono anche altre ragioni che giustificano le previsioni positive sul gradimento per i fondi monetari anche per i prossimi anni.
Un record che incute timore
A inizio maggio gli asset investiti nei fondi monetari hanno superato la barriera dei 5.700 miliardi di dollari per la prima volta nella loro storia, toccando quota 5.711 miliardi, secondo le rilevazioni di CraneData. Nel solo mese di marzo la società specializzata in raccolta e diffusione di dati sui fondi monetari ha registrato 357,1 miliardi di afflussi, il terzo maggior risultato mensile di sempre. Aprile si è chiuso con un aumento di 55,9 miliardi ma la partenza di maggio sembra aver posto le premesse per un altro mese di forte crescita.
Le date e i periodi a cui fanno riferimento queste cifre hanno molta importanza. A marzo è iniziata la crisi bancaria che ha travolto Silicon Valley Bank e Signature Bank negli Stati Uniti mentre in Europa è stato il Credit Suisse a essere salvato dal gruppo rivale UBS. Ad aprile la crisi bancaria sembrava poter essere lasciata alle spalle ma proprio nel fine settimana del 29-30 la FDIC ha preso possesso di First Republic Bank e ne ha evitato un crack mediante un’asta che ha visto prevalere J.P.Morgan. È di ieri, infine, la notizia che PacWest Bancorp, un’altra banca regionale USA, sta c
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