Finanza e ricambio generazionale: il futuro delle grandi aziende a conduzione familiare

Di Stefano Trevisan 3 minuti di lettura
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Uno studio condotto dall’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) e Prometeia ha rilevato che nei prossimi dieci anni passerà di mano un patrimonio vicino ai 300 miliardi di euro in eredità nelle aziende a conduzione familiare. Questa transizione comporta importanti sfide e opportunità, specialmente per l’industria del private banking.

Passaggio di patrimoni tra generazioni

Secondo lo studio, l’industria finanziaria assisterà a ingenti trasferimenti di ricchezza dagli attuali titolari di grandi patrimoni verso le generazioni successive. Alla fine del 2023, si prevede che 22 miliardi di euro saranno trasferiti ai più giovani, cifra destinata a salire a circa 180 miliardi entro il 2028 e a 300 miliardi entro il 2033. Questi cambiamenti richiederanno un approccio più inclusivo da parte dell’industria del private banking, che dovrà facilitare il dialogo tra le diverse generazioni. Attualmente, il 69% dei clienti tra i 65 e i 74 anni e il 58% degli over 74 non coinvolge i figli nella gestione del patrimonio, un dato che evidenzia la necessità di un maggiore coinvolgimento intergenerazionale.

Ruolo del Private Banking

Per l’industria del private banking, il passaggio di patrimoni tra generazioni rappresenta una sfida importante: mantenere e rafforzare le relazioni costruite nel tempo. AIPB sottolinea che è fondamentale rinnovare il patto di fiducia con gli eredi della clientela acquisita, coinvolgendo le nuove generazioni e comprendendo le loro diverse priorità e valori. L’obiettivo è garantire che il consulente di famiglia continui a essere parte della gestione patrimoniale, soprattutto perché solo il 23% dei clienti tra i 45 e i 65 anni conferma il proprio consulente familiare.

Le diverse esigenze delle generazioni

Le aspettative dei clienti variano in base all’età. Dall’Osservatorio sulla clientela di AIPB emerge che tra i 45 e i 54 anni le motivazioni per investire sono legate all’accumulo e alla costruzione del capitale, con una maggiore propensione al rischio e un orizzonte temporale più lungo. Al contrario, tra i 55 e i 64 anni l’attenzione si sposta sulla costruzione del futuro per gli eredi, con particolare enfasi sul passaggio generazionale e sulla distribuzione delle quote.

Inoltre, le generazioni più giovani cercano investimenti che abbiano un impatto positivo, mentre le fasce più anziane richiedono incontri regolari con i consulenti per assicurarsi che il loro patrimonio sia gestito correttamente.

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