Il ministro del MEF sull’ipotesi dell’ulteriore tassazione del gioco: “Tutto questo ha un senso? Forse nell’ottica del proibizionismo potrebbe averlo. Ma nell’ottica di garantire al mercato una pianificazione sensata tutto questo è dissennato”
Il sottosegretario del ministero dell’Economia con delega al gioco Federico Freni, nel corso della presentazione a Roma, presso il Palazzo dell’informazione di Piazza Mastai, dello Studio sul settore dei giochi in Italia 2021 a cura della Cgia di Mestre afferma: “Finché sarò sottosegretario escludo che il gioco possa essere ulteriormente tassato per supportare altri comparti. Con quale faccia posso andare da un settore che finora non ha ricevuto un centesimo di aiuti e tassarlo? Con quale faccia vado da un concessionario di bingo e gli dico che lo tasso, dopo che non ha ricevuto un centesimo di ristori? Il che non vuol dire che il prelievo erariale non possa cambiare mai, ma potrà cambiare quando il settore sarà normato in modo serio, quando l’Italia avrà una normazione primaria degna di un Paese civile. Ieri ho scritto lettera a Fedriga e ai presidenti delle Regioni per avere una risposta sulla questione della territorialità. Diamogli il tempo di leggerla. La mia considerazione è abbastanza scontata, anche se poco ascoltata. Io non ho mai voluto mettere in discussione i poteri degli enti territoriali, ci mancherebbe. Però se io ho la cura di un comparto industriale, come quello del gioco, non posso ignorare che ad Aosta si gioca in modo diverso rispetto a Torino, o a Roma o a Palermo. Non solo: non posso ignorare che a Roma si gioca rispetto a Frosinone o a Rieti. Tutto questo ha un senso? Forse nell’ottica del proibizionismo potrebbe averlo. Ma nell’ottica di garantire al mercato una pianificazione sensata tutto questo è dissennato. Non che sia dissennato il distanziometro in sé. Ciò che è dissennato, e che porta lutti maggiori di quelli che Ettore portò agli Achei, è che ne esistono mille diversi. Insomma, le regole siano sempre le stesse, ma applicate nei diversi territori. È l’incertezza e la disomogeneità che favorisce l’illegalità. In questo paese la normativa sul gioco non è quella di un Paese civile. A parole si vuole prevenire l’illegalità, tutelare dalla dipendenza, aumentare il gettito ma nei fatti non lo si fa. Ecco perché abbiamo preparato la legge delega e l’abbiamo presentata al governo. Ora aspettiamo di vedere cosa succede. Questo è un settore industriale e come tale va approcciato, con i suoi difetti e i suoi pregi, applicando le dinamiche industriali. Lavoriamo perché abbia una normazione di livello primario degna di questo nome, e degna di un paese civile soprattutto”.