(BorsaeFinanza.it)
La Fed è pronta a scendere in campo pesantemente per sostenere il sistema bancario statunitense, messo in subbuglio dal default di tre importanti istituti di crediti: la Silvergate Bank, la Silicon Valley Bank e la Signature Bank. Secondo JPMorgan Chase, il programma di prestiti di emergenza della Federal Reserve, denominato Bank Term Funding Program, potrebbe mettere in circolo fino a 2.000 miliardi di dollari per alleviare la crisi di liquidità. Gli strateghi della banca d’affari americana ritengono che sarà improbabile che gli istituti finanziari più grandi accedano al programma e che l’importo messo a disposizione costituisce il valore nominale delle obbligazioni detenute dalle banche USA al di fuori delle cinque banche più grandi.
Queste ultime detengono una buona parte dei 3.000 miliardi di riserve nel sistema bancario statunitense, sottolinea JP Morgan, con la liquidità più stretta che è stata creata dalle restrizioni monetarie della Fed, che hanno indotto gli investitori a spostare i loro soldi dai depositi bancari ai fondi del mercato monetario. Gli esperti di JP Morgan hanno scritto che il Bank Term Funding Program dovrebbe iniettare denaro sufficiente per ridurre la scarsità di riserve e invertire la stretta che si è vista nell’ultimo anno. In questo modo dovrebbe venire meno il motivo che ha causato il fallimento delle banche citate, ovvero la svendita di asset in portafoglio che ha determinato perdite corpose.
Fed: la prossima riunione cruciale per le banche
La Fed intanto sarà chiamata la prossima settimana a una decisione molto delicata in tema di tassi d’interesse. Il tornado che si è abbattuto sui mercati finanziari in questi giorni non consente di usare il pugno di ferro, sia relativamente alle scelte da compiere sia riguardo al tono da usare. Una Banca centrale ancora troppo falco rischia di agitare ulteriormente le acque, con effetti che, oltre a manifestarsi a livello sistemico sul sistema finanziario, rischiano di avere ripercussioni pericolose sull’economia. Tutto ciò in un contesto in cui l’inflazione è ancora molto alta. Gli ultimi dati relativi al mese di febbraio segnano un indice dei prezzi al consumo al 6% su base annua. Questo non permette neppure un atteggiamento troppo accomodante, per allontanare il rischio di rimettere nuovamente in moto il meccanismo di rialzo dei prezzi che si insinua nel tessuto economico e produttivo del Paese.
I funzionari della Fed insomma dovranno cercare il giusto equilibrio, esercizio molto difficile in questo momento storico. Nei giorni scorsi gl
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