Fed: aumento tassi poco efficace finora, ecco perché

Di Redazione FinanzaNews24 3 minuti di lettura

(BorsaeFinanza.it)

Oggi inizia la due giorni del meeting di politica monetaria della Fed che si concluderà domani con la decisione sui tassi di interesse e la conferenza stampa del governatore Jerome Powell. Ormai nessuno si aspetta più che il costo del denaro venga rialzato dopo ben dieci strette attuate da marzo 2022 a luglio 2023. Da allora i tassi federali sono fermi al 5,5% in quanto nelle riunioni del 20 settembre e del 1° novembre il FOMC non ha effettuato alcuna variazione. Il punto ora è capire per quanto tempo i tassi di interesse resteranno al livello attuale. Il mercato si aspetta che la Federal Reserve inizi a tagliare già dal primo trimestre del prossimo anno, ma per gli analisti è più probabile che prima di maggio 2024 non ci sia alcun accomodamento.

La Banca centrale americana sta monitorando con attenzione i dati macroeconomici prima di decidere se invertire la sua politica monetaria. Finora l’economia USA ha dato prova di straordinaria resilienza. Gli ultimi dati sull’occupazione hanno mostrato un mondo del lavoro in buona salute, con un tasso di disoccupazione calato dal 3,9% al 3,7% nel mese di novembre e un 199 mila nuovi posti di lavoro creati nei settori non agricoli, ben oltre le attese a quota 180 mila. Oggi il Bureau of Labor Statistics ha rilasciato i dati di inflazione di novembre, i quali hanno evidenziato un calo al 3,1% annuale, come da attese, ancora lontano dall’obiettivo del 2%.

Fed: perché l’economia risponde in ritardo agli aumenti sui tassi

L’economia USA potrebbe essere ancora troppo forte per permettere una riduzione dei tassi di interesse. Si correrebbe il rischio di rimettere in moto l’inflazione. Ma come mai l’aggressiva politica monetaria restrittiva messa in atto dalla Fed per un anno e mezzo non ha impattato più di tanto sull’economia? L’aumento dei costi di finanziamento che deriva dalla stretta sui tassi di interesse non colpisce tutti allo stesso modo. Di norma a essere svantaggiati sono quelli che hanno necessità di richiedere finanziamenti, ad esempio per acquistare una casa. Chi acquista beni di consumo che possono essere pagati con i risparmi ne è meno influenzato.

Gli americani hanno accumulato una quantità importante di denaro durante la pandemia e molti hanno attinto a questo tesoretto per sostenere i propri acquisti anche durante il periodo di inflazione galoppante. “I risparmi dei consumatori hanno fatto venire meno la nec


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