Export Vini, UIV presenta i dati 2022: l’Italia nei primi quattro mesi segna +12,6% con un’inversione di tendenza da maggio

Di Antonia De La Vega 3 minuti di lettura
export vini 2022

Secondo i dati UIV i primi quattro mesi del 2022 consentono al settore Export Vini italiani di chiudere a +12,6% ma già a fine aprile dsi registra una prima inversione di tendenza

Il vino made i Italy all’estero continua a viaggiare ma non fa grandi numeri. Ad esaminare i dati è l’Istat che esaminando i dati dell’export ed elaborati dall’Unione Italiana Vini evidenzia come il settore chiude il primo quadrimestre in positivo, con i volumi esportati a +1,1% (653 mln di litri) e un corrispettivo di 2,3 miliardi di euro (+12,6% il trend in valore, condizionato però dalla crescita dell’inflazione).

Dalle elaborazioni dei dati esaminati dell’Osservatorio Uiv, il mese di aprile ha segnato la prima contrazione negli ordini di quest’anno, sia in valore (-1%) che soprattutto a volume (-11%), con segni meno sia per gli spumanti (-4%) che per gli imbottigliati (-13%) e lo sfuso (-9%). Sul fronte delle destinazioni, nel quadrimestre si allarga sempre più la forbice tra spumanti e imbottigliati fermi e frizzanti, con i primi che segnano crescite a volume in tutti i principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), e con i secondi in difficoltà negli Usa e in Germania (rispettivamente a -3% e -6%). Buono invece l’export in Canada (+15%) e Regno Unito (+7%).

Secondo l’Osservatorio UIV è a far da traino al settore sono le bollicine: i volumi degli spumanti sono destinati oltre confine ad incrementati nel periodo di circa il 15% a fronte di un calo dell’1% dell’imbottigliato fermo e frizzante. Invece con il mese di aprile gli ordini di vino made in Italy hanno iniziato ad avere un’inversione di tendenza e un primo decremento e, per i prossimi mesi, è prevista un’inversione di tendenza ancor più significativa. Una previsione, secondo il segretario generale dell’Associazione del settore, Paolo Castelletti, che preoccupa e non poco: “Perché non aiuta certo un comparto che sta già subendo un’escalation di costi di energia, trasporti e materie prime in grado di influire mediamente per circa il 30% sul prodotto finito. Un combinato a cui si aggiunge un incremento a fine giugno del vino in giacenza (+3,8% sul pari periodo 2021) – in particolare di Indicazioni geografiche (+7,6%)  che sta determinando speculazioni al ribasso sul fronte dei prezzi”.

 

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