(Money.it) Può l’Europa liberarsi dai legami con la Cina? No e stando ai dati commerciali riferiti alle materie prime quello che emerge è che Pechino tiene in ostaggio i Paesi Ue.
Nella cornice di una guerra commerciale molto accesa che si sta palesando con il dragone da una parte e le nazioni occidentali – Usa e Ue in primis – dall’altra, il tema degli accordi per scambi commerciali è diventato prioritario per ogni potenza sviluppata o emergente.
La globalizzazione come intesa finora sta tramontando, lasciando spazio a dispute, dazi, chiusure, predilezione per relazioni con Stati amici da usare contro Stati nemici, sostegno a produzioni nazionali più che estere, strumentalizzazione delle materie prime, individuazione di partner ben selezionati esclusivamente con criteri geopolitici. In sostanza: il mondo sta cambiando non senza il pericolo di innescare tensioni e divisioni.
In questo scenario, nel quale gioca un ruolo strategico la rivoluzione energetica in nome della transizione, l’Europa sta vivendo uno dei momenti più complessi. Il nodo da sciogliere è come gestire i rapporti con la Cina per difendere la sicurezza nazionale – compiacere gli Usa – e accelerare lo sviluppo della sostenibilità ambientale ed energetica.
Non sarà affatto facile liberarsi dalla Cina e il motivo è semplice: Pechino tiene ben legata a sé l’Ue grazie alle sue cruciali materie prime. Un grafico Ispi illumina su questo punto.
L’Europa può liberarsi della Cina? No, lo dice un grafico
Prosegue con colpi di scena la disputa commerciale che vede la Cina, l’Ue e gli Usa difendere la propria sicurezza nazionale, strumentalizzando gli scambi di beni e risorse fondamentali.
Nelle ultime settimane si è assistito
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