Euro-caos: Lagarde zittisce la Corte tedesca e Macron si smarca dalla Merkel

Di Redazione FinanzaNews24 5 minuti di lettura
Wall Street

Sembra proprio che stavolta i giudici di Karlsruhe l’abbiano fatta davvero grossa. Continua a far discutere la sentenza della Corte costituzionale tedesca arrivata nelle scorse ore sul programma d’acquisto di titoli di Stato varato dalla BCE nel 2015. Se la notizia, almeno la principale, è che  i giudici non hanno accolto i ricorsi contro gli interventi nel mercato dei titoli di Stato da parte della Banca centrale europea e, di conseguenza, non obbligano la Bundesbank a interrompere immediatamente la propria partecipazione, la sentenza della Corte tedesca è tutt’altro che un semaforo verde.

Di fatto.  la Corte costituzionale tedesca, ha sì confermato la costituzionalità del Piano QE della BCE, ma con alcuni rilievi, dando tempo 3 mesi al Board di Francoforte per dare una risposta.

LAGARDE “ZITTISCE” LA CORTE – La prima a tuonare è stata proprio la “diretta interessata”, la Presidente della Banca Centrale Europea,  Christine Lagarde che ha lanciato un messaggio tutt’altro che sibillino ridisegnando il perimetro delle competenze: “Siamo un’istituzione europea con competenze sull’Eurozona. Rendiamo conto al Parlamento europeo e ricadiamo sotto la giurisdizione della Corte di giustizia europea. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per soddisfare il nostro mandato”.

In una videoconferenza organizzata da Bloomberg sulla riapertura dell’economia e sulla protezione della salute pubblica, nella pandemia del coronavirus,  Lagarde charisce (qualora non fosse chiaro) che la Bce ha già un organo al quale riferisce sulle misure intraprese e gli strumenti utilizzati, e questo è il Parlamento europeo. “Ogni tre mesi faccio una relazione al Parlamento europeo – tuona la numero uno della Banca Centrale europea.

Dopo la “gaffe” sugli spread dello scorso marzo, insomma, è ormai sotto gli occhi di tutti il netto cambio di passo per la BCE targata Lagarde che non perde occasione per ribadire che “farà tutto il necessario nell’ambito del proprio mandato per aiutare l’eurozona a superare questa crisi”, sottolineando che “stiamo fronteggiando circostanze eccezionali, uno shock senza precedenti che non avremmo potuto immaginare. In queste situazioni occorre andare oltre gli strumenti ordinari con soluzioni di natura eccezionale, progettate col giusto grado di deviazione e spazio di manovra”. 

TREMA L’ASSE PARIGI-BERLINO – Insomma, la Germania stia nel suo.   Una mossa quella della Corte tedesca che non è piaciuta nemmeno al Presidente francese Macron che più volte ha ribadito la necessità di agire nella direzione della solidarietà per scongiurare il rischio, reale, che proprio sulle divisioni in atto possa frantumarsi l’intera Unione Europea.

Anche perchè potrebbe crearsi un precedente decisamente pericoloso visto che la BCE è notoriamente uno dei pilastri dell’euro, e se si stabilisse il principio che il diritto di uno stato membro può prevalere su quello comunitario allora sarebbe un liberi tutti verso la babele. Senza contare che se la Germania andasse avanti facendo prevalere il suo diritto su quello comunitario agirebbe contro i trattati europei.

ITALIA VERSO “MES DIGERIBILE” – Niente sorveglianza rafforzata, nè troika e nessuno missione di controllo in Italia al di là di quelle “standard” previste nella cornice del ciclo di sorveglianza del Semestre europeo, nessun programma di aggiustamento macroeconomico da chiedere agli Stati che faranno uso delle risorse del Meccanismo europeo di stabilità. Ieri, alla vigilia dell’Eurogruppo in programma oggi alle 16, la Commissione europea ha chiarito i termini dell’accesso alla nuova linea di credito per le spese sanitarie istituita nel Salva Stati per far fronte alla pandemia.

Insomma, una versione decisamente più digeribile rispetto al vecchio MES, quello per capirci stile Grecia, cui l’Italia potrebbe piegarsi. Certo, per il Premier Conte non sarà facile far digerire un eventuale ok ad uno strumento che in più occasioni ha definito “inadeguato”, ma accompagnato da altri strumenti, nella versione decisamente “light”, un sì di Roma potrebbe fare meno clamore. Ovviamente, non per le opposizioni, pronte a cavalcare l’onda delle polemiche. 

Articolo originale di Quifinanza.it.

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