Eur/usd: arriva la BCE, basterà a sostenere l’euro?

Di Redazione FinanzaNews24 5 minuti di lettura
Finanza ed economia

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Dalla metà del mese di luglio l’eur/usd ha inserito la retromarcia. La valuta unica europea nei confronti del biglietto verde ha perso il 4,8% alla chiusura di giovedì 7 settembre. Il movimento rappresenta la parte discendente dell’ultima onda, la terza, che ha caratterizzato il 2023 e ha riportato le quotazioni del cambio sui minimi dell’onda precedente esauritasi a inizio giugno. Dunque l’eur/usd si trova a uno snodo importante. La caduta dei minimi di giugno, in area 1,063, aprirebbe le porte per ulteriori ribassi. La tenuta potrebbe favorire una nuova ripartenza della moneta unica europea.

Lo snodo è fondamentale anche perché arriva alla vigilia di due settimane altrettanto importanti. Giovedì prossimo, 14 settembre, si riunirà la BCE. La settimana successiva, il 20 settembre, toccherà alla Federal Reserve. In entrambi i casi la scelta dei banchieri centrali è tra un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base oppure la conferma dei livelli attuali. Quello che cambia è lo scenario economico al di qua e al di là dell’Atlantico.

Per quanto riguarda la BCE il consensus degli analisti raccolto da Bloomberg indica un 34,6% di probabilità, in calo, che i tassi di interesse vengano rialzati. Per la Fed il consensus su un rialzo dei tassi si ferma al 6,7%. Anche se dovesse arrivare una conferma nella prossima riunione, è quasi certo che almeno un altro rialzo arriverebbe entro la fine del 2023. Per la BCE le probabilità di un aumento dei tassi di interesse nella riunione di ottobre salgono al 58,6%, per la Fed al 46,1%.

Cosa dicono i dati economici

La posizione della BCE viene considerata dal mercato più rigida rispetto a quella della Federal Reserve. Anche se le posizioni dei falchi si sono ammorbidite dopo una serie di dati economici deboli, soprattutto in Germania, la convinzione che il percorso di rialzo dei tassi non sia ancora finito è totale. Le ultime dichiarazioni del falco olandese Klaas Knot non lasciano dubbi: “Gli investitori sottovalutano la possibilità che la settimana prossima i tassi di interesse vengano rialzati”.

Tuttavia l’euro non ha rispecchiato questa posizione. I dati economici usciti nel corso dell’ultimo mese hanno evidenziato le difficoltà dell’economia dell’eurozona. Gli indici PMI, sia del settore manifatturiero che del settore servizi, sono scesi sotto quota 50, soglia che separa le fasi di espansione e di contrazione economica. La Germania si è distinta per dati particolarmente negativi. Il suo PMI manifatturiero per il mese di agosto si è attestato a 39,1. Il PIL trimestrale dell’eurozona è cresciuto di appena lo 0,1% nel secondo trimestre contro attese a +0,3% con il dato su base annuale attestatosi a +0,5% da +1,1% e al di sotto delle attese. Gli ordini alle fabbriche tedesche sono crollati dell’11,7% in luglio.

Se la BCE dovesse dar retta a questi dati economici, le probabilità di un rialzo dei tassi di interesse nella riunione di giovedì prossimo dovrebbero essere rasenti a zero. Tuttavia Knot ricorda che “è fondamentale che nel processo di disinflazione verso il 2% entro fine 2025 la crescita salariale rallenti visibilmente”. Cosa che, secondo lo stesso Knot, ancora non sta avvenendo. Al contrario le pressioni salariali sono forti e il tasso di inflazione in eurozona ancora elevato: +0,6% m/m ad agosto contro attese a +0,4% e +5,3% su base annua contro 5,1% previsto.

Secondo Volker Schmidt, senior portfolio manager di Ethenea Independent Investors Sa: “Gli effetti della stretta monetaria sul mercato del lavoro statunitense e la discesa dell’inflazione rendono poco probabile un rialzo dei tassi della Fed a settembre, che potrebbe invece avvenire a novembre o dicembre. La crescita economica debole e l’alta inflazione in Europa rendono invece plausibile un nuovo aumento dei tassi da parte della BCE“. Tutto ciò dovrebbe favorire un recupero dell’euro.

L’analisi tecnica sul cambio eur/usd

L’accelerazione ribassista di settembre, che ha messo fine al tentativo di recupero di fine dello scorso mese, ha riportato l’eur/usd sui livelli di inizio giugno e ha permesso la violazione al ribasso del canale ascendente t


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