Esportare olio d’oliva in Giappone: un settore in calo ma ancora pieno di opportunità

Di Antonia De La Vega 4 minuti di lettura

Olio d’oliva italiano: il Giappone è ottavo in termini di importazioni e il Belpaese è al secondo posto nella classifica dei paesi da cui importa. Settore che mantiene il mercato e da approfondire perché continua a mostrare buone prospettive di espansione. Si usa olio d’oliva italiano soprattutto a casa e ha  il consumatore medio ha più di 50 anni

Nel 2020 il commercio mondiale di olio extravergine di oliva ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro, che corrispondono a circa due milioni di tonnellate di prodotto. Negli ultimi cinque anni
si registra un incremento del 3,5% in valore e quasi del 40% in volume. Nella classifica mondiale dei paesi esportatori, l’Italia è al secondo posto in valore e al terzo in volume, con una quota sul totale delle esportazioni rispettivamente del 22% e del 15% nel 2020. Tra i paesi importatori, il Giappone si colloca all’ottavo posto in termini di importazioni con  206 milioni di euro nel 2020.  L’Italia è al secondo posto tra i fornitori.  Il mercato giapponese e le importazioni di olio extra vergine di oliva italiano rappresentano il 39% del valore totale importato dal Giappone. Il mercato giapponese è piuttosto piccolo in termini assoluti e, nonostante abbia mostrato un rallentamento (-14% in valore e -4% in volume rispetto al 2019) a causa delle restrizioni al commercio mondiale dopo il Covid 19 pandemia, sembra un mercato davvero interessante.

Tra il 2016 e il 2020 le importazioni dal Giappone sono cresciute del 2,7% in valore (206 milioni nel 2020) e del 33% in volume (54mila tonnellate nel 2020). Gli acquisti giapponesi di olio extravergine di oliva italiano nel 2020 valgono 81 milioni di euro, con volumi pari a 16mila (15% rispetto al 2016). Nonostante il calo delle importazioni nel 2020, il mercato oleario in Giappone continua a mostrare buone prospettive di espansione anche secondo i dati Euromonitor.

Viene utilizzato principalmente l’olio d’oliva come condimento, ma una piccola percentuale è richiesta anche dall’industria farmaceutica e di cosmetici. Secondo l’analisi dei dati di Euromonitor, le vendite di olio d’oliva giapponesi raggiungono circa 32mila tonnellate nel 2020 per un valore al consumo di 361 milioni di euro. Il volume medio annuo delle vendite nel periodo dal 2016 al 2020 è stato di 33,5 mila tonnellate.

Nel 2020 la diminuzione dei volumi è stata del 3,6% rispetto al 2019, mentre il costo degli acquisti è rimasto stabile (+0,9%). Per quanto riguarda la dinamica della spesa per l’olio d’oliva, di recente in cinque anni si registra un incremento del 7,6%, passando dai 335 milioni di euro del 2016 ai 361 milioni di euro del 2020. Utilizzato soprattutto a casa, il consumatore medio giapponese d’olio d’oliva ha di più 50 anni, si osserva più in dettaglio che circa il 17% di loro ha tra i 50 e i 59 anni e il 46% ha più di 60 anni. Inoltre, la maggior parte dei responsabili degli acquisti non ha figli: vive da solo (36%) che con un partner (21%), sono occupati, hanno un’istruzione secondaria, per lo più di sesso maschile.  Inoltre per la scelta dell’olio d’oliva il consumatore giapponese è attratto dal sapore, colore e odore, ma anche dal packaging e labelling: l’estetica riveste un ruolo cruciale, da sempre e trasversalmente, sulle scelte di acquisto dei consumatori giapponesi, un’etichetta leggermente storta può compromettere l’affidabilità e l’apprezzamento di un brand e l’intero assortimento a scaffale.

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