A causa del continuo mutare di normative e leggi, effettuare una stima esatta del proprio assegno previdenziale futuro non è un’operazione semplice. Potrebbero esserci dei contributi che penalizzano l’ammontare della pensione
I nemici del calcolo del nostro assegno pensionistico potrebbero essere riduzione salario, cassa integrazione e disoccupazione, che sono infatti in grado di ridurre contributi e assegno futuro di pensione, ma vi sono accorgimenti che possono ridurre queste penalizzazioni. Nel calcolo della pensione entrano in gioco molti fattori, agiocare un ruolo fondamentale sono ovviamente i contributi versati nel corso della vita lavorativa, alcuni dei quali potrebbero risultare addirittura penalizzanti ai fini del calcolo dell’assegno di pensione. Occorre stare particolarmente attenti nei casi in cui l’assegno pensionistico è calcolato con il sistema retributivo, mentre nei casi in cui l’assegno viene calcolato sulla base del montante contributivo maturato (sistema contributivo), non si verificano questi problemi. Con il sistema retributivo, infatti, si tiene conto degli stipendi percepiti dal lavoratore compresi negli ultimi 5 o 10 anni. Questo significa che, se negli ultimi anni pre-pensione, invece di avere un aumento, il lavoratore ha subito una riduzione dello stipendio o ha perso il lavoro, percependo un assegno di disoccupazione, la pensione potrebbe risultare ridotta.
La giurisprudenza ha riconosciuto ai lavoratori, anche autonomi, la possibilità di “sterilizzare” i contributi penalizzanti, non facendoli rientrare nel calcolo della pensione, a patto che essi siano stati accreditati una volta maturato il requisito contributivo per la pensione di vecchiaia o anticipata. La sterilizzazione dei contributi può riguardare fino ad un massimo di 260 settimane contributive nel caso in cui queste facciano riferimento a periodi di rioccupazione con retribuzione inferiore o ad una disoccupazione indennizzata. Non vi è alcun limite invece alla neutralizzazione di contributi facenti riferimento a periodi figurativi di integrazione salariale o di contribuzione volontaria.
E’ l’art. 37 del Dpr 818 del 26 aprile 1957 a disciplinare la neutralizzazione dei contributi, seguita dalle leggi 233/1990 e 335/1995. Occorre farsi consigliare dagli esperti per capire per quali contributi occorre fare domanda di “sterilizzazione”.