(Money.it) In presenza di un’eredità contenente dei debiti le soluzioni per mettersi al riparo dalle ripercussioni sono la rinuncia dell’eredità e l’accettazione con beneficio d’inventario. Questa due procedure operano effetti completamente diversi l’una dall’altra, dunque non sono perfettamente sostituibili. Per capire quando conviene una soluzione piuttosto che l’altra è quindi necessario valutare la situazione del patrimonio ereditario, tenendo conto delle differenze (anche di costi) fra rinuncia e accettazione con beneficio d’inventario.
La differenza fra l’accettazione con beneficio d’inventario e la rinuncia dell’eredità
L’accettazione con beneficio d’inventario permette di mantenere la distinzione fra il patrimonio personale dell’erede e quello ereditario, evitando che i creditori del defunto possano attaccare anche i beni dell’erede oltre a quelli facenti parti dell’eredità. Il mezzo per consentire questa separazione è proprio l’inventario dei beni ereditari, il quale permettere di definire in modo ufficiale cosa fa parte dell’eredità e cosa invece no.
In sintesi, accettando l’eredità con beneficio d’inventario l’erede entra in possesso dei beni ereditari – che sono determinati con certezza – in proporzione della propria quota. È sempre la quota, poi, a definire la misura in cui l’erede deve rispondere dei debiti ereditari, ma in ogni caso le azioni di credito possono rivalersi soltanto sui beni del defunto.
Con la rinuncia all’eredità, invece, si perdono completamente (salvo la possibilità di revoca) i diritti e i doveri che riguardano il patrimonio ereditario. In altre parole, il chiamato all’eredità non riceve alcun bene del defunto e parimenti non deve rispondere dei suoi debiti. La differenza sostanziale rispetto all’accettazione con beneficio d’inventario è che quest’ultima consente comunque di ricevere l’eredità, anche perché non è possibile l’accettazione parziale, e dunque conservare alcuni diritti.
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