(Money.it) Se il defunto ha lasciato un testamento questo deve essere applicato in tutto e per tutto, mentre eventuali cause di impugnazione possono poi essere mosse dagli eredi per ottenere il ripristino della distribuzione ereditaria garantita dalla legge. Di conseguenza, se il testatore era incapace di intendere e di volere le sue volontà possono essere impugnate dagli eredi, purché possa essere provata l’incapacità.
Incapacità di intendere e di volere del testatore
Il testamento redatto in condizioni di incapacità di intere e di volere può essere impugnato entro un termine massimo di 5 anni dall’esecuzione testamentaria. Contrariamente a ciò che spesso si pensa, non è solo il testamento olografo a poter essere impugnato per la presunta incapacità. Al momento di redazione del testamento pubblico, infatti, il notaio verifica le condizioni psicofisiche del testatore nel limite di ciò che può osservare e la sua valutazione può essere contestata, non trattandosi appunto di una verifica medica.
Il notaio perciò attesta più che altro la capacità di intendere e volere che è nota, si ricorda quindi che sono incapaci di intendere e di volere:
- I minorenni;
- gli interdetti con sentenza del tribunale.
Queste circostanze sono motivo di opposizione soltanto se si tratta di un testamento olografo, che per sua natura non avrebbe potuto essere redatto. Al di fuori di queste situazioni conclamate, la capacità di intendere e di volere si presume fino a prova contraria. Di conseguenza, al di fuori dell’interdizione giudiziale e della minore età, le eventuali cause di incapacità devono essere debitamente provate.
In tal proposito, bisogna sapere che non è necessaria la permanente incapacità di
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