(Money.it) Le regole sul cosiddetto ’equo compenso’ a favore dei liberi professionisti sono diventate da poco legge. Infatti l’ultimo passo decisivo è stato compiuto mercoledì scorso alla Camera, approvando il ddl che fissa valori minimi per il compenso di coloro che svolgono professioni intellettuali, nei confronti di pubbliche amministrazioni e grandi aziende.
Le nuove norme entreranno in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, a chiudere un percorso lungo più di due anni e che sembrava senza fine. In effetti non sono poche le novità per i lavoratori autonomi, a cui viene assicurata una retribuzione adeguata e proporzionata ai parametri individuati da specifici decreti ministeriali, nei rapporti contrattuali che includono grandi imprese e PA.
Come vedremo però nel corso di questo articolo, la legge sull’equo compenso non vale in modo generalizzato, ma piuttosto il suo campo di applicazione è relativamente ristretto. I dettagli.
Che cos’è l’equo compenso?
Il ddl approvato alla Camera indica come “equo compenso” il versamento di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro effettuato dal libero professionista, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, ma anche conforme ai compensi valevoli per tutti i professionisti. Come accennato, la retribuzione al professionista dovrà così essere conforme ai parametri individuati da specifici decreti ministeriali.
Il testo appena approvato regola dunque l’equo compenso per i rapporti contrattuali aventi ad oggetto prestazioni d’opera intellettuale che i liberi professionisti intrattengono con i cosiddetti contraenti forti. In buona sostanza, si tratta di quelle situazioni nelle quali la controparte è in una posizione dominante e potrebbe facilmente determinare uno squilibrio nei rapporti con il singolo professionista – specialmente sul piano del compenso per l’attività svolta.
Con la legge sull’equo compenso si garantisce a tutti i professionisti, iscritti o meno ad un Ordine, un compenso economico adeguato, vale a dire una soglia minima sotto cui non è possibile scendere.
Equo compenso: applicazione delle regole alle professioni ordinistiche e non
Da notare che la legge sull’equo compenso sarà applicata sia alle professioni e attività di lavoro per cui c’è un ordine professionale sia a quelle che non ce l’hanno, le cosiddette professioni ’non ordinistiche’. Peraltro queste ultime non sono poche e l’elenco contempla, tra le altre, il lavoro dei fisioterapisti, dei podologi, dei fotografi professionisti e degli amministratori di condominio.
Come si stabilisce l’equo compenso? Ebbene per i liberi professionisti iscritti a un ordine professionale i valori dell’equo compenso sono quelli di cui al decreto ministeriale n. 140 del 2012. Fanno eccezione gli avvocati, poiché per essi l’ordine professionale lo scorso anno ha varato parametri aggiornati, di cui al decreto ministeriale n. 147.
Tuttavia già diversi ordini professionali hanno rimarcato che i parametri risalenti nel 2012 sono ormai vecchi e talvolta incompleti: ecco perché non è affatto escluso che in breve t
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