Emissions Trading System: la proposta Peter Liese, del Ppe, è stato respinta. Si torna in commissione Ambiente

Di Alessio Perini 2 minuti di lettura
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Nulla di fatto oggi  al Parlamento europeo di Strasburgo: la proposta di riforma dell’Ets – Emissions Trading System, sistema di scambio di quote di emissione di gas serra è stata respinta. Rimandate anche le altre decisioni sul tema decarbonizzazione

Era uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55  ovvero le leggi e i regolamenti con cui l’Ue vuole mettersi in carreggiata per tagliare le emissioni del 55% entro la fine di questo decennio. Il testo presentato dal relatore Peter Liese, del Ppe, è stato respinto con 265 voti favorevoli, 340 contrari e 34 astenuti.  Si ricomincia e la proposta è destinata ad un nuovo giro in commissione Ambiente. Rinviata ogni decisione e  una bocciatura all’attivo  per la riforma riforma dell’Ets – Emissions Trading System.

La maggioranza, forse scoraggiata dalla bocciatura,  ha deciso di rimandare altri due voti previsti per oggi sul pacchetto Fit for 55, quello sul fondo sociale per il clima e anche il voto finale sul Carbon Border Adjustment Mechanism definito il ‘dazio climatico’. Entrambi sono stati rinviati in attesa che si raggiunga un accordo sulla riforma dell’Ets.

Dal prossimo anno l’Unione Europea alzerà la pressione ambientale sui Paesi IMPORT , per proteggere il proprio mercato in piena transizione ecologica. Il  meccanismo di adeguamento delle emissioni importate, o carbon border adjustment mechanism (Cbam), è un’imposta concepita per proteggere l’industria europea in fase di decarbonizzazione dai competitor esterni che non sono soggetti ai rigidissimi obiettivi climatici dell’Unione. Quando e se  il carbon border adjustment mechanism sarà pienamente operativo (si stima nel 2030) la Commissione europea  stima che porterà €9 miliardi all’anno nelle casse di Bruxelles. Un’introduzione step by step dovrebbe già esserci a partire dal 2023 per permettere alle compagnie di adeguarsi e minimizzare l’impatto sul commercio. Soldi che  finanzieranno il piano Next Generation EU, l’architettura di prestiti e grants da cui provengono i soldi dei Piani di ripresa e resilienza dei Paesi europei.

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