Economia globale: cambia tutto, cosa succede in 4 grafici

Di Redazione FinanzaNews24 4 minuti di lettura
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(Money.it) Non solo la rivoluzione energetica: l’economia globale sta cambiando poiché si fanno spazio nuove alleanze, nuovi conflitti, nuovi bisogni industriali e commerciali.

Cosa succede alle potenze mondiali e quali sono i temi scottanti nell’ambito economico? Diverse le sfide in corso: dall’industria green alle materie prime per la transizione energetica fino alla battaglia commerciale Usa-Cina su chip e non solo, i mutamenti sono molti ed epocali.

Tutti, Europa e Italia in primis, sono coinvolti in queste dinamiche economiche. Cosa succede all’economia globale e perché ci interessa? Un’analisi in 4 grafici.

1. Chip: tutti contro la Cina

La guerra dei chip, ovvero della tecnologia più avanzata e ricercata nell’industria all’avanguardia dei prossimi anni, non coinvolge solo Cina e Stati Uniti.

La volontà di Washington di allargare il fronte anti-dragone e costruire un’alleanza che indebolisca Pechino in questo settore strategico ha fatto centro coinvolgendo l’Olanda. Il governo olandese ha confermato per la prima volta che imporrà nuovi controlli sulle esportazioni di apparecchiature per la produzione di microchip, cedendo alle pressioni di Biden per bloccare la vendita di alcune delle sue preziose macchine per la stampa di semiconduttori alla Cina.

Gli Stati Uniti e i Paesi Bassi hanno raggiunto un accordo per introdurre nuove restrizioni all’esportazione di tecnologia avanzata dei chip in Cina alla fine di gennaio, ma finora il governo olandese non si era espresso pubblicamente in merito. L’accordo, che comprendeva anche il Giappone, coinvolge gli unici tre paesi che ospitano produttori di macchine avanzate per la stampa di microchip.

Sebbene il dragone non sia nominato esplicitamente nella lettera di Schreinemacher, ministro olandese, la nuova politica è mirata a bloccare gli sforzi cinesi per superare Stati Uniti e altri come Taiwan, Corea del Sud, Giappone e paesi europei leader nella catena di fornitura globale di microchip.

Le nuove restrizioni all’esportazione infliggono, ovviamente, un duro colpo ad ASML, leader mondiale nella produzione di macchine per la stampa di microchip avanzate con sede a Veldhoven, nel sud dei Paesi Bassi.

Un grafico ISPI mostra l’importanza strategica del gigante tecnologico e la sua quota di vendite attuali in Cina:

ASML: dove esporta il gigante olandese dei chip In Cina per il 14%

La mossa olandese non è di poco conto e gli analisti Ispi lo hanno spiegato molto chiaramente: “Chi invece non è in grado di fabbricare (almeno per ora) i macchinari per la produzione dei microchip più avanzati è la Cina, che deve importarli dai leader nel settore. Un punto debole nella catena di produzione cinese che Washington ha saputo sfruttare per provare a congelare l’avanzamento tecnologico di Pechino a processi a 14/16 nanometri (mentre l’americana Intel ha annunciato pochi giorni fa lo sviluppo di nodi da 1,8 nanometri).”

Queste limitazioni funzioneranno nell’ottica di indebolire la Cina? Restano incertezze, mentre è più sicuro che ci sarà un libero mercato sempre più ristretto da posizioni politiche nazionalistiche e avversità geopolitiche. Con tutti i rischi che ne possono conseguire negli approvvigionamenti, anche per l’Europa (e quindi l’Italia).

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