Ecofining: dal 2014 Eni produce il biocarburante HVO

Di Alessio Perini 4 minuti di lettura
Titoli Wall Street

Da terra al motore, creando valore per tutti. Il percorso intrapreso dai biocombustibili Eni è fortemente integrato e segue un principio chiaro: la sostenibilità.

La scelta dei territori, la scelta delle materie prime, la lavorazione del prodotto, l’impatto sull’occupazione, lo sviluppo locale: tutto si basa sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti nell’Agenda ONU 2030, a cui Eni intende contribuire. Al centro della produzione di biocarburanti di Eni c’è la volontà di definire un modello produttivo in cui l’impatto economico vada di pari passo con quello ambientale e sociale, al fine di legare il settore a una transizione green, equa e inclusiva.

Grazie alla trasformazione di oli vegetali e residui di biomasse, resa possibile dalla tecnologia brevettata Ecofining, Eni produce dal 2014 biocarburante HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), che è l’unico produttore in Italia e il secondo in Europa.

Il biocarburante HVO aggiunto al gasolio dà vita a Eni Diesel+, il carburante premium di Eni, e sarà disponibile in forma pura da gennaio 2023.

In ambito mobilità, HVO puro al 100% può essere utilizzato in tutti i motori di ultima generazione e con il infrastrutture esistenti: quindi, è una soluzione applicativa immediata per la decarbonizzazione di settori come il trasporto pesante. Oggi l’azienda apre le porte a nuovi prodotti agricoli, materie prime certificate che non competono con il cibo e sono capaci di generare sviluppo e benessere locale. L’azienda sta infatti realizzando un imponente progetto che collegherà più saldamente l’Italia con l’Africa sotto l’egida di un’energia più sostenibile. Allo stesso tempo, identificare sperimentazioni e studi di fattibilità in altri paesi attraverso i quali selezionare nuove colture orticole non commestibili per la produzione di biocarburanti.

“Il nostro impegno per la transizione”, spiega l’AD Claudio Descalzi all’inizio del rapporto Eni 2021, “si intreccia con l’impegno dei Paesi in cui siamo presenti, con i quali sviluppiamo iniziative di innovazione. In alcuni paesi africani, ad esempio, stiamo creando una rete di agrohub che coprirà il 35% della fornitura delle nostre bioraffinerie entro il 2025 […] Stiamo anche lavorando con gli agricoltori per ripristinare i terreni marginali, in modo che non competano con cibo. catena, ad esempio, nelle zone desertiche, coltivando piante per uso energetico”.

Biocarburanti sostenibili come richiesto dall’Unione Europea

Prima alternativa ai combustibili fossili nel settore dei trasporti, i biocarburanti, sia liquidi che gassosi, rappresentano oggi un mezzo per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento. Per questo motivo, l’UE, uno dei principali consumatori di biocarburanti al mondo, si è posta obiettivi chiari in questo settore. La revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (REDII) ha fissato la quota di energia rinnovabile nei trasporti almeno al 14% entro il 2030 e ha stabilito nuovi criteri di sostenibilità per biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa. Ora, infatti, la posizione è tornata nelle mani dei legislatori europei per alzare l’asticella della politica energetica comunitaria; un passaggio che dovrebbe riguardare anche i biocarburanti avanzati, cioè tutti quei combustibili che vengono prodotti da materie prime lignocellulosiche, colture o residui non alimentari. L’attuale testo dell’aggiornamento RED II stabilisce un obiettivo aggiuntivo per questo segmento di almeno il 2,2% dei consumi finali entro la fine di questo decennio.

Per non mancare l’obiettivo serve un piano a lungo termine che aumenti gradualmente la produzione di biocarburanti, senza dimenticare la sostenibilità.

Un piano simile a quello messo a punto da Eni, che punta a coprire il 35% dell’approvvigionamento della bioraffineria entro il 2025 con colture, residui e rifiuti non commestibili, e a integrare verticalmente le filiere per garantire un futuro petrolifero pulito.

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